A la kiaz partzer sar'a
vai le le cian le le
Merterane khenghi tzar
külum ciam
tzar terane khenghi tzar,
külum ciam
Volski belbum merentar
külum ciam
ierta rukkar shoror dar,
külum ciam

Vi racconto un canto: "Alakiaz partzer sar a" di Sergio Piovesan

A conclusione del ciclo concertistico dedicato al Natale, il "Marmolada" si è presentato al Suo Pubblico Veneziano in un luogo particolare sia dal punto di vista storico-religioso sia perché si trattava di un'isola, quella di San Lazzaro degli Armeni dove, dal 1717, risiede la Congregazione Mechitarista Armena. (1)

Giornata di pioggia e di vento quella di domenica 21 Dicembre 2003, accompagnata anche dallo sciopero dei mezzi pubblici; ma, nonostante questi inconvenienti, duecento persone circa (questa era la capienza della chiesetta dell'isola) si sono imbarcate su due vaporetti per assistere al nostro concerto organizzato dall'Associazione Settemari. (2)

Il programma predisposto dal nostro Direttore Artistico Lucio Finco, oltre ai canti ispirati alla festività del S. Natale (3) , includeva, in omaggio alla comunità ospite, il canto armeno "Alakiaz".

Non è stata questa la prima volta che il "Marmolada" si è esibito davanti alla comunità armena. Infatti, nel 1955, il coro fu invitato a tenere un concerto in occasione della festa di fine anno scolastico presso il Collegio Armeno che, fino a qualche anno fa, aveva sede nel Palazzo Zenobio (4) ai Carmini. Fu proprio in quell'occasione che, su richiesta, apprese tre canti in lingua armena: Alakiaz, Khenghi-Tzar e Imcinari yare. I documenti di allora ricordano che a quel concerto era presente anche il Patriarca di Venezia, il Cardinale Angelo Roncalli, salito al soglio pontificio nel 1958 con il nome di Giovanni XXIII. Gli spartiti dei tre canti provenivano proprio dalla biblioteca di San Lazzaro ed un maestro di musica di lingua armena provvide all'insegnamento dei brani soprattutto per quanto riguardava l'idioma. Nel corso degli anni uno dei canti (Incinary yare) venne abbandonato mentre gli altri due furono fusi in un unico pezzo che prese il titolo di Alakiaz. (5) Il motivo della fusione è stato determinato dalla brevità del primo (Alakiaz), ma anche dalle caratteristiche musicali. In merito ho riscontrato, navigando in internet, che esistono corali armene, in diverse parti d'Europa, che hanno effettuato la stessa operazione. Inoltre, sempre con lo stesso mezzo, ho scoperto che esistono due corali che portano il nome di Alakiaz; si tratta sempre di corali all'interno di comunità armene, una di Neuchatel (CH) (6) e l'altra di Buenos Aires.

Ed a proposito di comunità armene, quella di Venezia è una delle più antiche; infatti fin dal 1253 le cronache ricordano l'esistenza dei primi mercanti provenienti dalla regione caucasica che si stabilirono nella zona della Parrocchia di San Zulian ed anche in Ruga Giuffa (7) , e fu proprio nella Chiesa di San Zulian che celebrarono inizialmente le loro funzioni religiose secondo il rito armeno, finché non costruirono, nelle vicinanze, la loro chiesa, Santa Croce degli Armeni, nel 1456. Fu una comunità che si integrò molto bene nella nostra città pur continuando a mantenere vive lingua e tradizioni, caratteristiche che si fecero ancora più peculiari con l'arrivo dei Padri Mechitaristi. Oggi questa comunità, formata principalmente da cittadini italiani, si è espansa nel Veneto e nel resto d'Italia.

E proprio per queste particolarità della comunità armena in Venezia e per gli apporti culturali della Congregazione Mechitarista, il Coro Marmolada ha, da sempre, considerato questo canto anche un po' "veneziano" tanto che, nel 1986, in occasione di una richiesta dell'A.S.A.C. (Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali) volta a valorizzare canti del proprio territorio da proporre anche a nuove armonizzazioni, ha segnalato, fra gli altri, anche Alakiaz. Successivamente il canto è stato armonizzato da alcuni musicisti, sia per cori a voci maschili che per cori misti.

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  1. L'isola di San Lazzaro, a poche centinaia di metri dal Lido, è raggiungibile, con servizio pubblico, da Venezia. Si chiama San Lazzaro perché anticamente era un lebbrosario. Dopo un periodo di abbandono, nel 1717, venne assegnata ad un nobile armeno di Sebaste, Manug di Pietro (1675-1749) monaco detto "Mechitar" (il Consolatore), fuggito in quell'anno da Modone invasa dai turchi , dove, con l'aiuto dei veneziani, era riuscito a fondare un monastero benedettino per accogliere i suoi connazionali e diffondere la luce di sapere e di carità nella sua terra disgraziata. Egli poté riprendere a Venezia, con l'aiuto della Signoria, la sua opera di bontà. Rifabbricati convento e chiesa, raccolse giovani armeni istruendoli. Dal fondatore prese il nome la congregazione dei Padri Mechitaristi Armeni, nel frattempo accresciuta da nuove rendite e donazioni, fra cui quella del ricchissimo Samuel Morath, che resero possibile la fondazione a Palazzo Zenobio, ai Carmini, di un collegio (vedi nota 4).
  2. L'Associazione Settemari, veneziana, fra l'altro ha anche lo scopo di promuovere e concorrere a realizzare iniziative a carattere sportivo, culturale, sociale o ricreativo, nel quadro delle più schiette tradizioni Veneziane, avendo cioè come obiettivo fondamentale la conservazione del modo di vivere delle genti lagunari ed il perpetuarsi della Venezianità.
  3. Il concerto è stato aperto con l'Ave Maria di B. De Marzi, e ciò sia perché questa preghiera inizia con l'annuncio a Maria da parte dell'Arcangelo Gabriele, sia perché la chiesa è dedicata alla Madonna; l'esecuzione corale è stata accompagnata dal flauto di Monica Finco sulla base dello spartito originale che l'autore ci regalò in occasione del 50° anniversario di fondazione.
  4. Palazzo Zenobio ai Carmini è stato costruito per la famiglia Zenobio dall'architetto Antonio Gaspari; all'interno si trovano, fra l'altro, decorazioni di Luca Carlevarijs e di Giambattista Tiepolo. Nel 1850 divenne proprietà dei Padri Mechitaristi Armeni (vedi nota n.1) che lo usarono come collegio nel quale venivano a studiare giovani armeni della diaspora provenienti da tutto il mondo. Da qualche anno il collegio non esiste più, ma è intenzione di ripristinarlo come Liceo Armeno nel quale verranno a completare la loro istruzione gli studenti dell'ultimo anno del Liceo Italiano di Erevan.
  5. Testi di Alakiaz e di Khenghi Tzar in armeno e tradotti in italiano: "Alakiaz partzer sar a / vai-le-le / vai_le_le" "Alakiaz è una montagna alta / evviva! / evviva!" - "Merterane khenghi tar / kulum cian / tzerterane khenghi tzar / kulum cian." "Nel mio giradino fiorito / cantano gli uccellini, / sugli alberi fioriti / cantano gli uccellini".
  6. Interpellati se potessero fornire maggiori notizie sul canto e sulla montagna che porta questo nome, gli interessati hanno così risposto: "Cari amici, E una cosa straordinaria che esiste in Italia un coro che canta canzone armene. Peró certo a Venezia si comprende melio... Nostro coro non e grande come il vostro. Nei megliori giorni, siamo 12. E solamente un coro liturgico, serve per fare la liturgia armena una volta al mese in un piccolo paese vicino a Neuchâtel. Quanto al nome Alakiaz, anche noi sappiamo solamente che si tratta di una montagna. Dove? Nessun idea. Forse e une montagna di sogno. Come la nostra Armenia a noi tutti qui, che e un' Armenia di cuore e di sogno, perche non esiste piu. Specialmente per quelli che sono nati en Svizzera, Francia o America... Abbiamo sentito la vostra interpretazione di Alakiaz sul vostro sito internet, e molto bella! Cari saluti, tanti auguri per il 2004 e vostri concerti! - Armand Arapian & Muriel Denzler"
  7. La calle di Venezia chiamata Ruga Giuffa (ruga = strada) prende il nome dalla città armena di Juffa, da dove provenivano i mercanti.

Bibliografia:

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