La montanara
di Lorenzo Bettiolo
Nell'articolo pubblicato nel numero 4 (Dicembre 2000) di "Marmoléda" affermavo, tra le altre cose, che questa bella canzone era, nel testo originario, composta di cinque strofe. La notizia aveva destato non poca sorpresa; in particolare lamico Enzo Fantini, ex corista, mi aveva telefonato pregandomi di rintracciare le strofe sconosciute ed eventualmente di mandargliele.
Il canto "La montanara" nasce nel luglio del 1927 nellalta valle di Lanzo (TO), al Pian della Mussa; lalpinista Toni Ortelli sente levarsi dallAlpe dellUia di Ciaramella un dolce canto: é forse la voce di un pastorello. Ortelli aveva già sentito il motivo una sera in unosteria di Balme. Ne trascrive testo e musica, in ricordo dellamico Emilio Bich, guida valdostana precipitata dalla Punta Zumstein del Monte Rosa il 4 agosto 1927. Incontrato lamico Bepi Ranzi a Torino, gli fa sentire la composizione; il Ranzi ne rimane entusiasta e la cantano assieme a due voci. Arrivata al maestro Luigi Pigarelli a Trento, viene da questi armonizzata sotto lo pseudonimo di Pierluigi Galli. Se ne impadronisce ben presto il Coro della SOSAT (che poi diverrà Coro della SAT), che ne cura la prima edizione del 1930. Allo stesso Pigarelli va riconosciuto il merito della definitiva stesura armonica e poetica. Il canto cominciò così la sua diffusione in tutto il mondo e divenne talmente noto, per esempio, da dare il nome ad un coro in Germania. Curiosamente va ricordato che "La montanara" fu cantata "ad orecchio" per la prima volta pubblicamente a Roma dal Coro della SOSAT ai microfoni dellEIAR il 7 aprile 1929.
Questo canto, a ragione considerato linno internazionale della montagna, è ispirato, comè noto, alla leggenda di Soreghina, figlia del Sole: la principessa Soreghina viveva solo quando splendeva il sole; di notte simmergeva in un sonno profondissimo. Accadde un giorno che simbatté in Ey de Net (Occhio di Notte), glorioso guerriero dei Duranni che proveniva dal regno dei Fanes. Questi era caduto da una rupe ed era rimasto privo di sensi. Se ne curò Soreghina, che abitò con lui, una volta guarito, in una casetta di legno nella Valle di Fassa, al cospetto del gran Vernel, felice di godere il sole dal quale traeva energia e vita. La bella storia dei due ebbe termine un giorno che la bella Soreghina sentì, di nascosto, il suo guerriero raccontare ad un amico quanto ancora era affascinato dalla bella Dolasilla, principessa guerriera dalla quale aveva dovuto allontanarsi. La rivelazione stroncò lanimo di Soreghina che finì per morire tra le sue braccia.
Come si nota, le parole del canto menzionano appena questa storia. E indubbio, tuttavia, che sia le parole, che evocano tempi e luoghi di sogno, che la bella melodia che accompagna il testo e, perché no? anche la voce del solista, esercitano un fascino particolare che poche canzoni di montagna sanno suscitare al pari di questa. Vale la pena in ogni caso trascrivere qui il testo completo, così come lho trovato dopo aver consultato svariati spartiti, libri ed opuscoli (86!), che possiedo, inerenti canti di montagna e popolari; ecco dunque le strofe del testo originario:
Lassù per le montagne
fra boschi e valli dor
fra laspre rupi echeggia
un cantico damor.
La montanara ohé
si sente cantare.
Cantiam la montanara
E chi non la sa?
SullAlpe bianca
dai rivi dargento
una capanna più bella dun fiore:
era la piccola, dolce dimora
di Soreghina, la bimba del sol.
Sola nel mondo