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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Ottobre 2014 - Anno 16 -n.3 (61)

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Il presentatore

di Enrico Pagnin

 

Da qualche tempo ho occasione di andare a Trento, nella sede della S.A.T. (Società Alpinisti Tridentini), quando premiano, ogni anno, i soci che compiono i 25 o i 50 anni di appartenenza alla società.

Dopo la premiazione, scende giù il Coro della S.A.T., che interrompe le prove e viene ad eseguire un piccolo concerto, informale, lì, in piedi a ridosso della prima fila di spettatori.

Ho notato che anche in questa situazione di ritrovo tra amici che si conoscono, il maestro Pedrotti non rinuncia mai ad una brevissima presentazione, semplice, spesso condita da una battuta umoristica, dei brani che va ad eseguire. E, si noti, possono essere canti come “La pastora” o “Le carrozze”, che tutti conoscono e che avranno ascoltato centinaia di volte.

Questo mi ha fatto riflettere sul ruolo del presentatore  nei concerti di un coro: è più importante di quanto si immagini. E' un po' come la cornice in un quadro: può valorizzare al massimo il dipinto, oppure può banalizzarlo, nel senso di trasferire l'insignificanza della cornice al quadro.

Il presentatore deve avere esperienza di varie tipologie di pubblico. Se canti in città dove ha sede un coro di fama nazionale, è chiaro che tra gli spettatori ci sarà una percentuale di ascoltatori colti e raffinati, ai quali non potrai proporre la stessa presentazione fatta a un pubblico digiuno di canti alpini e popolari, di qualche zona che viene a contatto per la prima volta con questo genere di canto.

Se canti “Stelutis alpinis” in Friuli, è più opportuno un richiamo alla forza dei sentimenti, che vanno oltre la morte. Fuori Friuli, è meglio una traduzione letterale, magari recitata come una poesia.

La presentazione è anche un segnale del livello di un coro: se retorica, densa di autocompiacimento, eccessivamente spiritosa o, al contrario, seriosa, precisa fino alla pedanteria, teatralmente drammatica, è rivelatrice di dilettantismo (nel senso negativo del termine).

Devo anche dire che, nelle rassegne, mi è capitato di sentire ottime presentazioni cui è seguita, però, un'esecuzione non all'altezza. Questo con cori molto giovani.

Credo che le presentazioni più impegnative siano quelle di brani conosciutissimi che, proprio per questo, vengono ascoltati con l'attenzione tutta rivolta al ritmo (è il caso di “Joska la rossa” in cui si perde la differenza  delle tre strofe: narrativa la prima, poetica la seconda, drammatica la terza), oppure alla melodia (è il caso de “La pastora” in cui si perde il riferimento simbolico al dolore e alla morte, sempre in agguato) , oppure alla piacevolezza degli accordi (è il caso di “Bianco Natale”, in cui la bellissima armonizzazione fa dimenticare il messaggio di amore e di speranza in un mondo migliore).

Confesso di provare rammarico  quando la presentazione è affidata, per ragioni organizzative, ad una presentatrice, che legge in un foglietto una piatta e senz'anima presentazione dei canti di tutti i cori partecipanti. Spesso è lo stesso testo del depliant di sala.

Concludo notando come una originale presentazione possa insegnare qualcosa

anche a vecchi coristi come me, che per decenni hanno cantato un brano, lasciandosi sfuggire la ricchezza di significato del testo.