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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Dicembre 2014 - Anno 16 -n.4 (62)

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4 ottobre 2014 - Venezia - Teatrino di Villa Groggia

Festival del Canto Spontaneo

Il destino del canto

di Federico Orso

 

Una intensa e partecipata serata, sabato 4 ottobre a Venezia, ha caratterizzato l’apertura della fase finale della settima edizione del Festival del Canto Spontaneo organizzato dall’Associazione Culturale Furclap.

Il Destino del Canto è stato il leit motiv della serata svoltasi appunto a Venezia in sestiere di Cannaregio, nell’incantata cornice dell’ottocentesca Villa Groggia in Sant’Alvise con un grande giardino in stile romantico, dove si nasconde un piccolo gioiello: un teatrino del ‘500 che in origine era il “Bersaglio dove si esercitano li Bobardier”, uno spazio per il tiro a segno, e che ha raccolto nei secoli gli elementi marmorei di ville e palazzi vicini trasformandosi in luogo di esibizioni teatrali e

musicali.

Dotato di un’ottima acustica e di un’atmosfera calda ed avvolgente, nel tardo pomeriggio di sabato il teatrino si è aperto in tutti i suoi spazi fino al giardino per ospitare il numeroso pubblico intervenuto ad assistere al convegno-concerto nell’ambito del Festival “Venezia Città viva”, organizzato da Furclap in collaborazione con le associazioni veneziane Nemus e Coro Marmolada.

Fra interventi, musiche e canti, sul palco si sono alternati organizzatori, musicisti, filosofi, coristi, musicologi, cantanti per un evento che si è concluso in tarda serata con la tradizionale “ombra” di vino (rigidamente “friulano”) e che – a dire del pubblico – avrebbe potuto durare fino a notte inoltrata, su un tema trascurato, se non addirittura dimenticato, con un affascinante viaggio nel tempo e nelle culture che hanno disegnato l’evoluzione di una pratica quasi perduta, la magia della Voce: espressione artistica ma anche comunicazione, sacralità, socialità, conoscenza e, naturalmente, musica.

Ha iniziato Giovanni Floreani, presidente di Furclap, parlando delle motivazioni e dei significati del festival e del tema di quest’anno, oltre che della scelta di farlo itinerante, spiegando che “recuperare e valorizzare una pratica canora quasi in estinzione significa anche indagare sulle sue origini e peculiarità, comprenderne evoluzione e senso, scoprendo luoghi esclusivi – come questo - e mettendo in connessione esperienze, culture, consuetudini anche distanti fra loro, geograficamente ed antropologicamente, ma vicine grazie al grande patrimonio della tradizione orale, come stiamo facendo oggi”.

 

A seguire, un momento musicale con Tony Pagliuca, fondatore e tastierista della storica band de Le Orme, al pianoforte e Vanni Floreani alla voce con cister (cetra) e cornamusa, che hanno proposto un assaggio del loro spettacolo “Uno Sguardo Verso il Cielo”, titolo pure del brano de Le Orme che rappresenta la nascita del Prog italiano e che qui si trasforma in un intreccio fra Sacro e Profano dove le suggestioni della musica liturgica aquileiese e le melodie sacre mediorientali trovano un’efficace complicità con la versatilità acustica e melodica tipica del Prog.

 

Al filosofo Alberto Madricardo, referente di Nemus – gruppo di ricerca filosofica, è spettato il compito di spiegare i motivi della collaborazione con Furclap per l’ospitalità dell’evento all’interno del Festival “Venezia Città Viva” promosso dal “Patto Città Consapevole”, una rete raggruppante oltre 70 associazioni di Venezia e Mestre. Motivi – ha detto Madricardo – che si trovano nella finalità e nella qualità del progetto di Furclap, che collimano con quelle del “Patto” alla ricerca e riappropriazione da parte di tutti di una cultura che nasce dal territorio per il territorio, concependo i cittadini allo stesso tempo come produttori e destinatari, creatori e fruitori di essa, con la costante rielaborazione dell’identità del territorio e della sua coscienza sociale. Un’identità – ha concluso - intesa come racconto di sé condiviso e aperto alle sfide e all’innovazione, che solo una diffusa e permanente attività di produzione culturale può garantire. 

Interessante ed affascinante la conferenza-concerto dedicata a “Il canto del rito patriarchino aquileiese” e tenuta da David Di Paoli Paulovich, compositore e musicologo triestino che da anni si interessa dei canti patriarchini con un notevole numero di registrazioni sul campo, soprattutto nell’area istriana, gradese e carnica. Con esempi “in diretta” cantando e suonando al pianoforte, Di Paoli Paulovich ha illustrato come il canto patriarchino, rispetto a quello gregoriano, rappresenti un più arcaico e semplice ma estremamente incisivo canto corale a privilegiare il canto di gola, la lentezza, i melismi e si esprima attraverso due uniche voci: la prima e la seconda, vale a dire il primo ed il terzo grado e, talvolta, il basso, modalità tramandatesi poi attraverso il canto spontaneo e di tradizione orale nelle zone influenzate dal Patriarcato di Aquileia.

Prima del concerto del Coro veneziano “Marmolada”, il direttore artistico del coro, m° Claudio Favret, ha illustrato la metodologia seguita nella ricerca e nella selezione dei brani oltre che le procedure per i loro arrangiamenti con la cura particolare nell’interpretare i canti popolari e di tradizione orale, nonché la ricerca dell’espressività e della delicatezza nell’esecuzione per il coinvolgimento emotivo fra interpreti ed ascoltatori. A seguire l’esibizione del “Marmolada”, sorto nel lontano 1949 e riconosciuto come uno dei cori italiani di maggior prestigio (oltre mille concerti negli ultimi quarant’anni), che ha confermato le parole di presentazione di Favret con un excursus nel canto popolare e con due gemme finali, legate alla storia ed alla cultura di Venezia e della sua laguna: Il canto dei battipali e E mi me ne só ‘dao. Il primo: canto di lavoro legato alla storia di Venezia e che si perde nelle sue origini, canto di lavoro e di lavoratori che hanno costruito Venezia battendo i pali delle sue fondamenta con il “ritmo” di questo canto che doveva aiutare, ritmandole, l’alzata, con le braccia, e la successiva caduta del maglio sulla testa del palo. Il secondo: canto di tradizione orale legato alla laguna ed al mare, di certo cantato già nel ‘600 con una polivocalità particolare comune all'area adriatica, nel tratto che va dall'Abruzzo all'Istria, dove viene chiamato rispettivamente "canto a vatoccu" (il batacchio della campana) e "canto a la longa" (canto da lontano). Le due definizioni individuano bene la caratteristica del canto che è appunto un "botta e risposta" in quanto ad una strofa cantata da un barcaiolo, risponde, magari in lontananza, un altro barcaiolo, dalla barca o dalla riva.

E, infine, dopo queste suggestioni lagunari e barcaiole, l’applauditissimo recital di Lucilla Galeazzi, una delle più importanti folk-singer italiane, che ha dedicato la propria vita al canto popolare ed alla musica tradizionale e che, raccontando cantando e coinvolgendo il pubblico con brani popolari e pezzi d’autore fra l’Umbria e Venezia, ha proposto un anticipo dello spettacolo di teatro-canzone in programma il giorno dopo a Givigliana, in Carnia, per la conclusione del Festival del Canto Spontaneo.

Un ricco appuntamento quello di sabato 4 ottobre 2014, che ha degnamente concluso una lunga fase preliminare del Festival iniziato a Salerno il 31 maggio scorso con un convegno sulle tradizioni popolari del Nord e del Sud Italia, proseguita a Viganella (Domodossola) dove è ancora attiva una delle rare confraternite dell’arco alpino dedicate all’antico canto liturgico e approdato a Givigliana (Alta val Degano) in Carnia per la giornata finale.

Il percorso di approfondimento che l’associazione Furclap ha sempre tenuto in prima considerazione nell’organizzare il Festival del Canto Spontaneo si avvia verso un tema particolarmente complesso ma al tempo stesso aperto a innumerevoli spunti di riflessione: Profondità.

Le autorevoli e intense analisi raccolte nel corso della settima edizione, da Salerno a Venezia, troveranno spazio in un apposito opuscolo la cui pubblicazione è prevista per la primavera 2015. Materiale che oltre a documentare un importante passaggio di questa esperienza potrà essere utile all’apertura di ulteriori spazi di discussione e di confronto.