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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Aprile 2015 - Anno 17 -n.1 (63)

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Grande Guerra e canti: i canti degli arditi.

di Sergio Piovesan

 

La ricorrenza del centenario della Grande Guerra dà adito a riscoperte ed a nuove conoscenze che ci inducono a comprendere, sempre meglio, cosa sia stato quell'evento che sconvolse il continente europeo in primis, ma non solo.

Le nuove tecnologie aumentano questa possibilità con siti, blog e gruppi di facebook costruiti appositamente da appassionati della storia di quel periodo.

Nel nostro ramo musicale, più specificatamente di canto, gli elementi che ci aiutano a "studiare" la prima guerra mondiale sono, ovviamente, i canti, le canzoni e gli inni di quel periodo.

Già abbiamo trattato di canti diversi, contro la guerra o che solo raccontano la guerra, e di altro più in generale [1]  ed ora pensiamo corretto presentare un tipo particolare di canti che furono in auge sia durante il conflitto che dopo. Tratteremo, quindi, dei canti ed inni degli Arditi.

Chi furono gli arditi? Sono definiti come una specialità dell'arma di fanteria durante la Grande Guerra; dopo diverse competenze (agire dietro le linee nemiche, taglio dei reticolati) divennero un corpo speciale d'assalto. Il loro compito non era più solo quello di aprire la strada alla fanteria verso le linee nemiche, ma la totale conquista di queste ultime. Ovviamente, per queste operazioni venivano scelti i soldati più temerari, che ricevevano un addestramento ad hoc, un addestramento con munizioni reali e con l'allenamento del combattimento corpo a corpo.

Ufficialmente nacquero nel 1917 a seguito della stasi e dell'inutile massacro nelle trincee e questo anche perché nell'esercito austro-ungarico erano state create, in precedenza, delle unità speciali di questo tipo. Furono quindi dei corpi speciali, dei corpi d'èlite, corpi nei quali i caduti furono numerosi.

Essendo "soldati speciali", anche i loro canti erano speciali: non si trovano, nei versi di questi canti,  sentimenti di nostalgia e di dolci ricordi dell'amata rimasta a casa. Molti, invece, rappresentano il loro armamento ed il disprezzo della morte, a volte scritta "Morte", con la maiuscola. Ma troviamo anche l'esaltazione, senz'altro autoesaltazione.

Vennero identificati come fiamme nere, fiamme verdi e fiamme rosse o cremisi; fiamme verdi erano alpini e quelle rosse, o cremisi, erano bersaglieri.

Canti ed inni sono numerosi, alcuni generici, ma altri dedicati ai singoli reparti.

Un esempio di questi ultimi è "La Canzone del XXVI° Reparto d'Assalto" Fiamme Cremisi, conosciuto come "Battaglione Caretto", dal nome del suo comandante, il Capitano Aminto Caretto[2]: sprezzo della paura "... chi pugna non teme / col sogno d'un forte ... ", ma anche descrizione delle azioni " ... Per monti e dirupi / nell'orride gole, / con balzi da lupi, / nel buio e nel sole ... " e nel ritornello onore e gloria "... noi siam le fiamme rosse, noi siam le fiamme nere, noi siam le prime schiere ... ".

La caratteristica delle musiche  di questi canti in genere usano un tempo definito "marziale", un tempo che, soprattutto negli addestramenti, accompagnava le marce, un tempo che, visto da  quali uomini veniva interpretato, non poteva essere che quello.

Le musiche erano, in genere d'autore, a volte erano prese da altri motivi, come è il caso dell' "Inno degli arditi" la cui musica, di Giuseppe Blanc, è quella del famoso canto goliardico "Il commiato" meglio conosciuto come "Giovinezza". Della versione degli arditi riportiamo il testo in nota [3] .

La melodia de "Il commiato" fu stata adottata anche per altri testi, come si desume da "Il canto degli arditi", seguente la guerra, i cui versi sono di Manno Manni, editore in Firenze, lui stesso ardito, il cui spartito porta la seguente dedica: "Agli arditi di tutte le fiamme, a tutti i sublimi fanti d'Italia che con me diedero sangue ed energia alla Patria"; la pubblicazione è del 1921. (clicca qui)

A conclusione di queste note si vuole evidenziare la differenza fra i canti precedenti e quello, pur esso "patriottico" dell'"Inno al fante" dove pur si trova l'amore per la Patria e l'onore della bandiera, ma anche la descrizione delle fatiche del soldato e il desiderio della pace. (clicca qui).

 

 


[2] La canzone del XXVI reparto

Noi siamo gli arditi

che vanno alla morte

col sogno d'un forte

col cuore al destin.

 

Chi pugna non teme;

chi cade non geme;

sol'una è la gloria ...

vittoria, vittoria.

 

Noi siam le fiamme rosse,

noi siam le fiamme nere,

noi siam le prime schiere

a vincere o morir.

 

Per monti e dirupi

nell'orride gole,

con balzi da lupi,

nel buio e nel sole,

 

per corre si vola,

si frena il respiro:

è nostra la scuola

del "mai mi ritiro".

 

Noi siam le fiamme rosse,

noi siam le fiamme nere,

noi siam le prime schiere

a vincere o morir.

 

[3] GIOVINEZZA [INNO DEGLI ARDITI]

 

Del pugnale al fiero lampo
della bomba al gran fragore
tutti avanti, tutti al campo,
qui si vince oppur si muore!

Sono Ardito fiero e forte,  
non mi trema in petto il core,
sorridendo vo' alla morte
pria di andare al disonor!

Giovinezza, Giovinezza,
primavera di bellezza
della vita e nell'ebrezza
il tuo canto squilla e và.

 

Allorché dalla trincea
suona l'ora di battaglia,
è la prima fiamma nera
che terribile si scaglia :

Col pugnale nella mano,
con la fede dentro il core,
ei s’avanza e va lontano
pien di gloria e di valor.

Giovinezza, Giovinezza...

 

Di Pontida il giuramento 
feci un dì per la mia terra,
esclamando : “ Guerra ! guerra ! “
all’austriaco invasore!

Farem libera la terra
dal nemico traditore
ed a Fiume il tricolore
Fiamma Nera pianterà.

Giovinezza, Giovinezza,

 

Dell'Orsini ho qui la bomba, 
ho il pugnale del terrore :
quando l’obice rimbomba
non mi trema in petto il cuore

La mia splendida bandiera
è di un unico colore :
è una fiamma tutta nera,
che divampa in ogni cuor!

Giovinezza, Giovinezza,

 

Sotto braccio di una bambina,
una piccola smorfiosa
trecce d'oro e labbra rosa
occhi azzurri come il mare. 

 

Se ne va malinconia,
si dimentican gli affanni,
siamo giovani, abbiam venta'anni
l'avvenire non temiam.

Giovinezza, Giovinezza ...