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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Giugno 2015 - Anno 17 -n.2 (64)

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Io sono il trovatore

(L’arte di raccontare storie)

di Alessandro Zanon

 

Ascolta figlio le favole che babbo è sempre pronto a raccontarti” dicono le parole di una dolcissima ninnananna sarda “Dormi Pitzinnu” che appartiene al repertorio del Coro Marmolada. “    “… tremarà l’ultima stela, ma in eterno cantarò …” gli fa eco Conturina nello struggente “Marmoleda

Raccontare storie, raccontare emozioni. In un mondo globalizzato e veloce, in cui le notizie in supporto cartaceo sono già vecchie, è necessario riuscire a riprendere il senso della narrazione, dell’oralità, del canto.

Stiamo perdendo purtroppo tutto questo.

Questo è un grosso rischio: la comunicazione si perde, e si perdono le occasione d’incontro.  (tra l’altro il cosiddetto “Teatro dell’Assurdo” è proprio nato con queste prospettive = l’assurdità sta nella mancanza di comunicazione).

Le storie che cantiamo sono diverse: storie di guerra, storie d’amore, storie di pastori che perdono la loro pecora “Brunedda” e poi la ritrovano.

Quanti di noi non ha mai provato emozioni cantando: un’emozione di dolore per il povero soldato che torna dal fronte e trova una situazione familiare … alquanto anomala, un’emozione di compassione per la bella straniera dal cuore infranto perché abbandonata; un’emozione di invidia per  Toni che “... palpa qua..” o un’emozione di complicità sorridendo all’astuzia di Gigiota che, sorpresa dai genitori a letto con un uomo si giustifica dicendo “ è mia sorella Caterinella”.

Alcune “cante” apparentemente non raccontano storie. Penso, ad esempio a brani come “L’Angelus” o alla struggente “Alakiaz”. Descrivono panorami montani, l’una dei nostri monti del Trentino, l’altra dei bei monti dell’Armenia. E’ solo apparenza in quanto descrivendo creano suggestioni, fanno echeggiare suoni, offrono aspettative all’anima.

Un antico racconto ebraico narra di come un vecchio paralitico parlò un giorno del suo maestro spirituale che era solito danzare e cantare mentre predicava. Il vecchio per descrivere ciò si alzò dalla sedia a rotelle e iniziò a danzare. “ Da quel giorno – conclude il racconto egli guarì: questo è il modo di raccontare le storie

Il fatto che noi possiamo cantare storie diventa così un privilegio, ma anche un impegno, anche una responsabilità.

Cantare significa raccontare e per cantare servono tre cose fondamentalmente: la voce, il fiato, il cuore.

Di questo dobbiamo esserne veramente convinti e quindi il nostro grande impegno e la nostra grande responsabilità e quello di comunicare sempre meglio queste storie.

La gente deve uscire dai concerti con le orecchie felici perché ha ascoltato un brano ben eseguito, ma anche con il cuore carico perché ha ricevuto delle emozioni, liete o tristi che siano.

Cosa c’entra allora il trovatore del titolo? C’entra eccome. Il trovatore del titolo fa parte del saluto che il cantautore Angelo Branduardi rivolge al suo pubblico prima dei concerti.

Come sarebbe bello che diventasse il nostro “mantra” prima dei nostri            concerti !!!

... Io sono il trovatore, sempre vado per terre e paesi.                                      

Ora sono giunto a questo: lasciate che prima di partire io canti …