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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Ottobre 2015 - Anno 17 -n.3 (65)

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Il ritorno  . . .

di Dino Bernardi

. . .  Non come si intende nel celebre canto di Bepi De Marzi ( ringraziando il cielo la guerra, almeno qui, non c’è ) ma un ritorno agli anni della mia giovinezza. 

Voglio scrivere alcune cosette, le mie impressioni e osservazioni su una uscita in montagna che ho fatto con gli amici del Coro Marmolada sabato e domenica scorsi al Rifugio Galassi.

Ebbene, al Coro, da parte della sezione CAI di Mestre, era stata a suo tempo richiesta la sua partecipazione, e presenza, presso detto Rifugio, per  una cerimonia in ricordo di due loro Soci, il “Gigio” e il “Malga” ( Gigio tra l’altro era stato anche corista del Coro  Marmolada), travolti ventitre anni or sono da una slavina sotto la cima del Tilicho Peak, nella catena dell' Himalaya.

Ho aderito a questa iniziativa con molto entusiasmo, perché, oltre alla partecipazione alle attività del Coro, volevo “verificare” le mie capacità di camminatore in montagna. Erano più di quattro anni che, per motivi non dipendenti dalla mia volontà, non calzavo gli scarponi.  Alla vigilia del viaggio, secondo le previsioni meteo, sembrava che il tempo non fosse tanto bello, anzi c'era qualche minaccia di pioggia. Invece, abbiamo trovato due splendide giornate che ci ha tutti riempiti di gioia.

Al pomeriggio di sabato - mi sembra doveroso scrivere un po' di cronaca -   Riccardo, figlio del “Malga”, ha raccontato, con la proiezione di immagini, del suo viaggio fatto nei luoghi della tragedia alla ricerca delle tracce del padre e del Gigio.

Sui visi dei numerosi, anzi, vorrei dire di tutti gli ospiti presenti nel Rifugio,  che assistevano alla proiezione, si leggeva una grande commozione, e anche, vorrei aggiungere, più di qualche lacrima.  Al termine, per sciogliere un po' l'atmosfera, il Coro ha eseguito alcuni canti di montagna e, per mettere da parte la precedente commozione, anche qualcosa per rallegrare i ragazzini. Sì, c'erano anche numerosi ragazzini, appartenenti al gruppo  di Attività Giovanili del CAI.

Bravi ragazzi !! Sì, proprio bravi ragazzi: educati, rispettosi, anche un po' monelli, se lo vogliamo, ma se un ragazzino non fa ogni tanto il monello, che ragazzo è ? Uno di questi, la domenica, mi ha impressionato. Durante il pranzo, doveva sedersi sulla panca dove c'era un posto libero accanto a me. Il padre lo ha aiutato a tenere il piatto e il bicchiere finché si fosse accomodato, e l’ho sentito dire: “grazie papà”.  Mi sono girato a vedere chi fosse e sono rimasto, non so come dire, se stupito, meravigliato, incuriosito … Non ricordo di aver sentito, almeno da tanti anni, una cosa del genere da parte di un figlio rivolgendosi al proprio padre.

Devo confermare che nella massa dei giovani di oggi, c'è ancora del buono.

Tornando alle mie impressioni su questa uscita, come la chiamo io, mi ha fatto molto piacere un momento della giornata. Dopo la cena, era già buio, uno di noi rientra nella sala  del bar  dicendo che è una bella serata, e che si vedono molte stelle. Noi del coro siamo usciti a vedere il firmamento, qualcuno in tono scherzoso assicurava di vedere una tal costellazione, chi vedeva il Carro, chi vedeva Vega…. Sapete come è andata a finire ? Che abbiamo eseguito alcuni canti. E anche cantare sotto le stelle, per me è emozionante.

E che dire della notte, passata tutti in una camerata: ho rivissuto il periodo delle prime gite scolastiche (del dopoguerra), le notti sui letti a castello, quando tutti avevano sonno, ma,  per la “caciara” che si scatenava, nessuno dormiva fino a notte fonda.

Alcuni di questi avvenimenti mi fanno ritornare con  la mente agli anni di gioventù. Bei tempi: con gli anni non si torna indietro, però è possibile sentirsi ancora giovani,  e  riviverli è possibile. Infatti, la mattina di domenica, sul sentiero che porta alla Forcella Piccola, è stato molto bello cantare canti di montagna.  Abbiamo eseguito un concertino,  solo per il nostro piacere di cantare, con un particolare inedito: avevamo anche una mascotte, uno dei ragazzini di cui sopra che riusciva a seguirci canticchiando con noi a fior di labbra.  Il pubblico, occasionale,  era composto da qualche ospite del Rifugio, lì  per caso in passeggiata. 

Sono state scattate alcune foto, noi fra le rocce, e sullo sfondo il Pelmo, la Marmolada, il Nuvolau, la Muraglia del Giau, e tante altre montagne che più o meno tutti conosciamo.  Da giovani, parlo di me stesso, si cantava come si dice, un po' alla ... sfondra, con qualcuno che cantava in falsetto; ma, sotto la guida del Maestro, è tutta un'altra cosa, piacevole a dir poco, e che, ancora mi ripeto, mi fa rivivere gli anni di gioventù.  Ecco il perché del titolo che ho dato a queste quattro righe, “il ritorno”, come ho scritto nel preambolo.  E' bello ricordare quegli anni, ora che io sono negli  ..anta.   Mi ricorda, se non lo confondo con altri luoghi, la  Val Fiorentina.

Altra cosa piacevole è stata il vedere gli stambecchi, o caprioli, o non so cosa fossero, comunque animali con le corna lunghe e curve, che brucavano quel poco di erba che cresceva nel ghiaione, e aver potuto fotografarli.  Anche quei ragazzini, che ho menzionato sopra, salivano il ghiaione per andarli a vedere più da vicino.  Io, ...anta, guardavo con stupore come salivano e scendevano, sia sul ghiaione, sia sulle macchie erbose, senza sentire la fatica; erano sempre gioiosi e mai stanchi.

Ancora per dovere di cronaca, devo citare un altro intervento “laico”, in sostituzione della Messa, che doveva essere celebrata in memoria di “Gigio” e “Malga”, ma che non è stato possibile eseguire per la indisponibilità di un sacerdote a salire al Rifugio.

Comunque, anche in questa  occasione, non è mancata la commozione: alcuni dei presenti hanno espresso i loro sentimenti di amore, fratellanza e amicizia nei confronti non solo di Gigio e Malga, ma anche degli amici i cui nomi sono impressi nelle lapidi  nella “chiesetta”.

Infine, eccetto un caso particolare, che non è il caso di citare, la discesa verso valle è stata serena e tranquilla.  Ormai tutte le fatiche erano dimenticate e si tornava a casa con l'animo pieno di gioia per questi due giorni indimenticabili vissuti fraternamente, da amici.  Una esperienza  possibilmente da ripetere.

All'inizio di questo mio racconto, se così si può definirlo, ho citato la volontà di “verificare” le mie capacità di camminatore (o, per essere onesti con se stessi, se avessi avuto ancora fiato per salire al Galassi).  Sì, proprio questo, era un mio chiodo fisso. La verifica mi ha dato un risultato più che soddisfacente:  al ritorno ho fatto i miei conti.  Per salire al Rifugio ho impiegato un tempo superiore del quindici  per cento circa, rispetto a qualche anno fa.

Per me, il risultato è ottimo, mi sento ancora  in forma, e ringrazio il Cielo di essere quello che sono, non pretendo di più.