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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Dicembre 2015 - Anno 17 -n.4 (66)

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L’ARMONIA E’ UNIVERSALE…O NON LO E’…

( quattro passi tra architettura e musica…)

di Paolo Pietrobon

L’amico Cerocchi  torna alla tessitura del nostro giornalino con un articolo che apre una pagina nuova alle nostre riflessioni sul mondo corale e musicale: ragionando di buona architettura e della misura intelligente da garantire alle opere umane, in particolare a quelle destinate al ‘ bene-stare’, al ‘bene-essere’, materiale e spirituale del nostro vivere. In questo caso pensando alle costruzioni murarie, che dovrebbero avere in sé equilibrio ed armonia, e alle invenzioni musicali, destinate per definizione alla stessa finalità.

Del resto, per Vitruvio, architetto e studioso fondamentale dell’età classica, tradotto a Leonardo Da Vinci proprio dal Francesco Giorgi citato nell’articolo,  l'architetto deve avere, tra le altre, nozioni di matematica e medicina ( per conoscere le proporzioni umane e fare attenzione a illuminazione, arieggiamento e salubrità di città ed edifici ), di ottica e acustica ( basti pensare ai teatri ), perché l’architettura è imitazione della natura e l'edificio deve inserirsi armoniosamente nell'ambiente naturale. E Leonardo, conseguentemente, ne ricavò la convinzione della scientificità della pittura, della base matematicamente misurabile da anteporre alla rappresentazione artistica ( basti pensare alla sua immaginazione del famoso Uomo vitruviano, inscrivibile perfettamente in un cerchio e in un quadrato).

E la musica? Non è forse, accanto all’ispirazione, alla poesia dell’immagine, un ritmo, l’ordinata successione degli intervalli dei suoi tempi (ma anche della successione delle forme ornamentali architettoniche), e un’armonia, la scienza degli accordi musicali ( ma anche corrispondenza di idee, forme e cose ), e numero, assegnazione, distribuzione, suddivisione di un insieme nelle sue parti costitutive ( ma anche ente matematico usato per definire aspetti quantitativi delle grandezze, e cioè gli intervalli, le pause, i tempi delle battute….)?

L’articolo insomma spalanca una porta affascinante, non facile a dire il vero, sul presupposto anche nostro, di semplici coristi di ispirazione popolare, dell’impegno dato alla preparazione delle esecuzioni. Cosa su cui tornare, magari con linguaggio semplice, nei prossimi appuntamenti ( o perché no, in momenti propriamente culturali dell’ Associazione Amici del Coro Marmolada, che stiamo costituendo, pur con qualche fatica).

E il presupposto, secondo me, può essere il seguente: corrispondere, anche con l’armonia percepita o almeno inseguita con le nostre cante, ad un’esigenza profonda in tutti noi, quella di un’armonia esistenziale e pratica, mentale e spirituale, che aggiunga valore ed emozione al quotidiano scorrere della vita materiale, accidenti compresi, in un’esperienza,‘ tra cielo e terra’, che sempre s’imbatte con il ‘numero’: il correre dei giorni, del nascere e del morire, della relazione micro e macrocosmica, del piccolo ‘ me ’ e del ‘ tutto fuori di me ’…..o no? Buona lettura!