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Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Dicembre 2017 - Anno 19 - N. 4 (74)

 

 

 

Per favore, non applaudite. 

 

di Enrico Pagnin

Qualche giorno fa, il nostro coro ha partecipato ad un evento multimediale che aveva per tema la disfatta di Caporetto. Venivano trattate le ripercussioni di quella disfatta sulla vita dei militari e dei civili che vivevano in quei territori. (vedi immagini qui)

Oltre alle proiezioni di immagini, c'erano tre lettori che a turno presentavano testi e documenti riguardanti i vari aspetti della vita in quei giorni: dalle lettere dei soldati al fronte, alle motivazioni dei decorati con medaglia, dal commento della stampa, alle valutazioni degli storici.

Il nostro compito era di inserirsi con dei brani in linea con il tema trattato in quel momento. In pratica  canti degli alpini o canti di speranza-preghiera della gente.

Uno dei principali organizzatori, nonché  presentatore della manifestazione, in una breve introduzione  ha tenuto a precisare che non si trattava di uno spettacolo, ma di un evento teso a mantenere la memoria dei drammi umani che  soldati da una parte e civili dall'altra hanno vissuto. Ha concluso perciò invitando il pubblico a non applaudire dopo ogni canto, ma, eventualmente, manifestare il proprio apprezzamento con un applauso solo alla fine.

E' in queste occasioni che brani diventati famosissimi, e proprio per questo, per saturazione, ascoltati con una certa disattenzione dal pubblico, riacquistano freschezza, senso e, opportunamente presentati, conducono a meditazione.

E' la natura di “spettacolo” la grande nemica di canti meravigliosi, ma di argomento tutt'altro che leggero. E solo l'abilità del presentatore, che deve in pochi istanti focalizzare l'attenzione del pubblico sul testo e suggerire una riflessione, può riuscire a farli apprezzare come meritano. Cantare “Se la Julia no fesse ritorno” durante la celebrazione della Madonna del Don provoca occhi lucidi tra gli alpini. Ma cantata in teatro assieme a brani leggeri o addirittura allegri, richiede non poca abilità per presentarla.

Esprimendo un'opinione personale, credo che tra i motivi del successo dei “Crodaioli di Bepi De Marzi” vada inserita anche la straordinaria abilità di presentatore del loro maestro. (E comunque anche il nostro presentatore non scherza).

Concludo dicendo che manifestazioni come quella descritta servono anche a noi coristi che , dopo tanti anni di “onorato servizio”, spesso cantiamo senza pensare a ciò che stiamo eseguendo. Ed è un peccato: interpretare vuol dire entrare nella parte.