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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Marzo 2018 - Anno 20 - N. 1 (75)

 

 

1968 e 2018: due celebrazioni

di Sergio Piovesan

 

Il 1° giugno 1968 il Coro Marmolada ha partecipato, a Treviso presso il Teatro Garibaldi, a un evento che comprendeva musica, teatro e rievocazione storica. Un evento organizzato in occasione del cinquantenario della fine della Prima Guerra Mondiale, che, allora, era chiamato "Celebrazione della Vittoria". Iniziammo noi del "Marmolada" con un primo tempo tutto di canti che narravano e narrano alcuni momenti di quella guerra, canti molto famosi che facevano parte della conoscenza collettiva della generazione che aveva vissuto quel periodo, ma anche della generazione più giovane, la nostra, che questi canti li aveva appresi dai padri e dai nonni.

Dopo il nostro primo intervento fu la volta di un atto unico ambientato in quel periodo storico e interpretato da una compagnia filodrammatica veneziana che, se la memoria non mi tradisce, si chiamava "Piccola Ribalta". Eravamo pronti per il nostro secondo tempo, sperando in un breve intervento di rievocazione storica, quando prese la parola l'allora sindaco di Nervesa della Battaglia che, in circa un'ora, riassunse tutti gli eventi della guerra soffermandosi in particolare sulla "battaglia del solstizio" (giugno 1918), battaglia che rase a zero il paese di Nervesa e che, proprio per questo, dopo allora prese il nome di Nervesa della Battaglia.

Finalmente, allora tutti noi dietro le quinte pensammo veramente "finalmente", potemmo iniziare il secondo tempo sempre impostato sui canti inerenti, ma giustamente intercalati da altri brani che, allora, erano i nostri cavalli di battaglia fra i quali anche alcuni pezzi di Bepi De Marzi, pardon... del Commendatore Giuseppe De Marzi, che allora iniziava ad affascinare con la sua musica, il mondo corale. 

 

Venti giorni dopo, (22 e23 giugno) eravamo in trasferta a Fermo, dove nella bellissima piazza di questa località marchigiana, portammo i nostri canti sia quelli cosiddetti "degli alpini" sia quelli della nuova coralità. E l'occasione fu l'inaugurazione della "Casa del Mutilato", opera del "ventennio" e, allora, di recente restauro. Il tutto era organizzato dall'Associazione Mutilati di Guerra e, ovviamente, nell'ambito delle "Celebrazioni della Vittoria"

Allora il 4 novembre, data dell'armistizio di Vittorio Veneto, era festa nazionale e veniva chiamata, anche se non ufficialmente, Festa della Vittoria.

 

Sono passati altri cinquant'anni e oggi non si parla più di "celebrazione" ma di "ricordo" e di "memoria".

Il mondo corale, ma non solo, ha dilatato questo periodo di ricordi e memorie prendendo come riferimento tutti gli anni della Grande Guerra dal 2015 al 2018, per quanto riguarda l'Italia (in altri stati l'anno d'inizio di questo centenario è stato, invece, il 2014).

Il carattere di questi eventi di memoria è improntato non più a celebrare una vittoria, ma nel ricordo di tutti quelli che hanno sofferto o sono morti in questa guerra, ragazzi che provenivano da tutta Italia e che, magari, non sapevano neppure per cosa erano trasportati lontani da casa per uccidere o farsi uccidere.

Durante questi anni, già dal dicembre del 2014, ci siamo attivati per cantare, ma non solo, le vicende, i sacrifici, le sofferenze e le illusioni della Grande Guerra. Con la preziosa collaborazione con la Sezione di Venezia dell'Associazione Nazionale Alpini abbiamo organizzato un evento, denominato "... con l'anima in spalle", che abbiamo presentato in diverse occasioni. È uno spettacolo di letture, canti e immagini che accompagnano questa storia, spettacolo nel quale sono intervenuti più volte anche studenti.

Due volte siamo scesi maggiormente su storie particolari nate da lettere di mestrini sia al fronte che a casa, a Mestre, una città che -soprattutto dopo la rotta di Caporetto- divenne il centro organizzativo e logistico a pochi chilometri dalla prima linea.

Ricordiamo anche una conferenza con proiezioni d'immagini, con testi e con canti che due membri del coro hanno tenuto presso una scuola media veneziana.

Ma anche durante concerti non dedicati alcuni brani raccontano la "Storia" e, soprattutto dal 2017, un brano è stato al centro e mi riferisco a "Stelutis alpinis" composto proprio cento anni fa e che può essere considerato il compendio delle sofferenze di allora.

E non è finita!