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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Giugno 2018 - Anno 20 - N. 2 (76)

 

Problema di ricambi

di Enrico Pagnin

Affligge tutti i cori maschili che fanno canto di ispirazione popolare: i coristi invecchiano, ma non si trovano ricambi. In questa situazione, sono particolarmente benvenuti come allievi anche ultracinquantenni con tanta passione e un minimo di intonazione.

Tante volte quando, sconsolati, prendiamo atto che il nostro coro ha davanti pochi anni contati, ci chiediamo perché si è creata questa situazione. E ricordo agli altri (per l'ennesima volta) che, quando sono entrato nel “Marmolada”, avevo trent'anni e c'erano dodici coristi più giovani di me. E che il più vecchio, spesso oggetto di bonarie battute sulla sua “veneranda” età, aveva cinquantun anni.

Lasciamo perdere i giovanissimi, quelli delle scuole superiori per intenderci: sono troppo antropologicamente diversi da come eravamo noi. Generalmente fruitori passivi di musica  simile al rumore che ascoltano in cuffia, bisognosi più del branco che di amici, nessuna disposizione a qualche forma di sacrificio, solo nei casi fortunati approdano allo sport, allo studio di uno strumento musicale, ai viaggi ed esperienze all'estero. Raramente, amano persino la cultura …

C'è da chiedersi perché, invece, ultratrentenni sposati con prole non vengano tentati di uscire dalla routine quotidiana, inserendosi in un coro, che richiede al massimo un paio d'ore, di sera, due volte la settimana e che ti fa trovare amicizia, allegria, esperienze di incontri in tanti posti e, alla fine, ti fa provare il piacere di fare musica, non solo di usufruirne.

Io credo che il motivo sia culturale: il canto popolare eseguito da cori richiede attenzione, capacità di cogliere la poesia di un testo, capacità di immedesimarsi in situazioni ormai fuori del nostro tempo, un po' di conoscenza storica delle vicende cui spesso si riferiscono i canti. Infine la capacità di cogliere le stupende armonie che tanti musicisti hanno applicato a semplici melodie  popolari.

Invece, se guardiamo ai mega-concerti di musica leggera, vediamo decine di migliaia di giovani ammassati in campi sportivi già da ore, che cantano a squarciagola, agitando le braccia, il motivo eseguito a impressionante volume dal cantante di turno.

E tu vuoi che gente che si diverte così (tra parentesi: pagando un sacco di soldi), venga a commuoversi ascoltando “Signore delle cime”?

Sta proprio qui il lato più triste della situazione: non solo non si trovano ricambi, ma si trovano sempre meno spettatori.