Tutti i salmi finiscono in gloria!
Però dipende dalla gloria
di Sergio Piovesan
Giovedì 1° giugno, al termine della stagione corale (riprenderemo ai
primi di settembre) ci siamo ritrovati per un convivio (“tutti i
salmi finiscono in gloria”) a base di pizza in una pizzeria
veneziana.
L’avevamo frequentata altre volte e ci eravamo trovati bene sia per il
luogo, un cortile all’aperto dove potevamo concludere con alcuni canti,
sia per la pizza e le bevande serviteci.
Perciò anche quest’anno abbiamo prenotato in quel locale per ventitre
persone. All’ultimo momento c’è stata qualche rinuncia ed eravamo in
venti.
Nel frattempo appuriamo che è cambiata gestione.
Entrando comunichiamo al gestore che eravamo in meno e la sua risposta è
stata: “Meglio!” . Quindi ci accompagna a una tavolata con
diciotto posti; dove mettiamo gli altri due vista la difficoltà per
raggiungere altri clienti.? Alla fine, accomodati tutti, il cameriere
che prende le ordinazioni ci dice:
“Per le pizze solo quattordici
perché abbiamo finito l’impasto e debbiamo farlo nuovo”. Questo alle
20,30!
Particolare: il gestore precedente era marocchino e quello attuale,
invece, di qualche paese dell’est Europa.
Già qualcuno di noi comincia a brontolare e vorrebbe andarsene, ma ci
giunge notizia che, comunque c’è da aspettare solo un po’. Poi non fu
veramente poco!
Arriva
il cameriere per le ordinazioni delle bibite; la maggior parte ordina
birra media chiara e/o scura. Io, invece, avendo ordinato una frittura
preferisco il vino e chiedo 1/2 litro di cabernet. Dopo un po’ il
cameriere ritorna spiegando che non ci sono bicchieri da birra media e
quindi portano delle bottiglie da litro di birra spinata e dei bicchieri
più piccoli.
Quando portano le birre queste sono tutte chiare e il gestore viene a
dirci che non hanno birre scure.
Le proteste non si placano, però, ormai, si resta.
Per quanto mi riguarda il cameriere viene a chiedermi se volevo vino
bianco o rosso; avevo chiesto cabernet!
Poi, finalmente, arrivano le pizze! Non so se erano solo quattordici o
qualcuna di più.
I commenti dei coristi non si sprecano; la maggioranza viene da Mestre o
dintorni e tutti affermano che in terraferma ci sono pizze molto più
buone e anche a prezzi migliori.
Purtroppo questa è la realtà di Venezia dove, diminuiscono i residenti,
ma aumentano i turisti (certi giorni le presenze superano di gran lunga
il numero dei residenti) e anche i locali: chiude un “negozio di
vicinato” e apre un ristorante o un venditore di paccottiglie. Resta
libero un appartamento e, acquistato da non residenti o ereditato da
parenti che non vivono in loco, e questo viene destinato a residenza
turistica, molte delle quali sono “in nero” con una forte evasione
fiscale.
Comunque alla fine abbiamo fatto anche alcune canti e ci siamo
ripromessi di non ritornare più in quel locale che si chiama “Alla
Ferrata” e che si trova in Venezia a Santa Croce in Calle Larga dei
Bari!
A questo è ridotta Venezia!
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