MONTAGNUTIS                                                                                                        Torna all'elenco

di Sergio Piovesan

 

"Montagnutis" è uno dei tanti canti friulani che vuole ricordare come questo popolo non si sia mai lasciato intimorire dalle difficoltà di vario genere (guerre, invasioni, carestie, terremoti, mancanza di lavoro) e quindi abbia risposto in ogni occasione positivamente legando le sue "fortune" all'esigenza di lavorare lontano da casa.

Questa volta il protagonista è colui che si trova in paesi stranieri; e stranieri possono essere sia quelli immediatamente oltre la propria valle come quelli molto più lontani, anche al di là degli oceani.

Se si ripercorre la storia dell'emigrazione friulana si riscontra che all'inizio si trattava quasi sempre di migrazioni stagionali e quindi in paesi relativamente vicini (Venezia, Austria, Ungheria) ed il genere di lavoro era legato in particolare all'edilizia, all'agricoltura ed alla silvicultura (boscaioli). Solo dopo l'unità d'Italia vi furono emigrazioni in posti più lontani vuoi per esigenze particolari (in Siberia per la costruzione della "Transiberiana" - v. il romanzo di Carlo Sgorlon "La conchiglia di Anataj") ed in questo caso partiva solo l'uomo con la speranza del ritorno, vuoi per emigrazioni oltre oceano, in particolare verso il Sud America, e, quindi, molto spesso, partiva l'intero gruppo familiare. Comunque nel cuore dell'emigrante friulano è sempre rimasto il paese natio al quale poter tornare, magari solo per riposarvi per sempre.

Questi sentimenti sono stati raccolti da me e da tutti i coristi nell'incontrare, durante le varie "tournées" all'estero compiute dal coro -soprattutto in Argentina-, emigranti friulani.

Il canto in questione nasce proprio con le prime emigrazioni, quelle al di là delle montagne di casa, e l'emigrante prega le montagne, e per questo usa un vezzeggiativo che, però, non ha molto significato traducendolo (montagnole, piccole montagne); e chiede loro di abbassarsi così lui potrà rivedere i luoghi cari, in particolare dove andava a "far l'amore".

Si rivolge anche alle stelle e, tramite loro, vuole mandare un saluto alla sua donna che ne attende il ritorno.