I canti dei soldati   - Origini e curiosità                                                                                                                                            Torna all'elenco

“Mamma mia vienimi incontro” ovvero “Ti conterò le storie che nell’Africa passò”

di Lucio Finco

 

Nelle mie ricerche, tanti anni fa, mi capitò tra le mani un libricino contenente aneddoti e squarci di diari di guerra; anzi il libro non era neanche completo: senza copertina, squinternato, stavo quasi per gettar lo. Con sorpresa, leggendo qua e là tra i rimasugli di alcune paginette, ti trovo con sorpresa la soluzione della domanda che sempre è stata alla base delle mie scelte dei canti da mettere in repertorio al Coro Marmolada: da dove proviene il canto? da chi e come è stato ispirato? in che periodo o collocazione storica è da collocarsi? tutte domande alle quali non sempre sono riuscito a dare risposta.

Il canto di cui trattasi lo conoscevo già. Era un brano non tanto noto tra i canti di guerra, poco cantato al confronto di "Monte Canino" o "Il Capitan della compagnia" o "Ta Pum" ecc. tutti legati alla grande guerra 1915-1918. Ed era con un andamento armoni­co molto diverso dai "classici": queste furono le mie elucubrazioni, improvvisamente chiarite. E ve lo racconto, vale la pena anche per­ché  in seguito l'ho messo in repertorio.

Dal diario del sottotenente Bruno D'Agostini:

 

Ghinda, 14 Ottobre 1935

"... Caielli, della decima compagnia, ha organizzato intorno un coro a bassa voce. Cantavano così quelli del 1896. La canzone è triste, ma va bene per la marcia, di notte: con certi pesi sulle spalle e tanti chilometri davanti. Siamo in trasferimento da Ghinda a Nefasit. Gliel'ha insegnata suo nonno, reduce da Adua."

Sic! Penso non ci siano commenti ulteriori. Questa è storia, storia vera. E questo è il fascino del canto popolare.

Per i più interessati all'approfondimento, unisco il testo completo, assai illeterato nella sua originalità popolare­sca, e la musica, trascritti dal sottotenente D'Agostini stesso, dimostrando così anche un'ottima conoscenza musicale. Grazie a lui il canto è arrivato, pur con qualche cambiamento-adattamento'(1), ai giorni nostri.

(1)Il verso "che ci vuole i fantaccini" è, probabilmente, stato variato nella guerra del 1935 in quanto l’unità del sottotenente D’Agostini era un’unità di fanteria. 

C’è un episodio relativo alla battaglia di Adua (28-29 febbraio 1896) che, forse, può chiarire perché il verso è più logico con “alpini” che non con “fantaccini”.

Il generale Oreste Baratieri, che non era alpino (inizio la carriera militare come volontario nella “spedizione dei mille” e poi passò nei bersaglieri), era governatore dell’Eritrea e comandante supremo.

Era già stata proposta, da parte del governo italiano, la sostituzione di Baratieri con altro generale il quale aveva tergiversato, attendendo momenti più opportuni. Baratieri, probabilmente presentendo la sua sostituzione, forzò la mano, dopo aver sentito anche il suo Stato Maggiore, e ordinò alle truppe di attaccare gli abissini anche se, pur se con armamenti di qualità inferiore, numericamente superiori.

Durante la battaglia, nei pressi di Adua, le truppe italiane, pur se decimate, combatterono strenuamente. Il generale Baratieri notando il valore degli alpini li chiamò attorno a sé e, poiché essi fecero scudo con il proprio corpo sacrificandosi, si salvò.

Dei 945 uomini che componevano il 1° Btg.Alpini d’Africa ne tornarono in tutto 100 di cui un ufficiale ed un sottufficiale.

Il canto “Mamma mia vienimi incontro”, molto probabilmente, è un canto degli alpini che, nella successiva guerra coloniale, iniziata il 3 ottobre 1935, per riconquistare Adua ed allargare il dominio su Etiopia ed Abissinia, fu senz’altro, a mio parere, leggermente modificato; infatti sui monti non ci sono “i fantaccini”, ma gli alpini ed inoltre, come accennato sopra, Baratieri chiamò a sé proprio gli alpini.