Sul ponte di Perati
di
Sergio Piovesan
“Cammina … cammina” è il titolo
dello spettacolo, che, con due voci recitanti e coro, proporrà -in data 14
marzo 2008- il ricordo della ritirata di Russia attraverso le pagine di
Giulio Bedeschi e Mario Rigoni Stern.
Sarà un “discorso corale”
contro la guerra, contro tutte le guerre. E gli alpini ne sono testimoni anche
attraverso i loro canti.
Per questa occasione, il Coro
Marmolada, che farà da “controcanto” alla voce recitante, ha rispolverato alcuni canti sul tema fra i quali
“Sul ponte di Perati”, un brano che ricorda il sacrificio degli alpini
della Julia nella sciagurata campagna di Grecia 1940/1941.
Ma il brano non nasce in
quell’occasione in quanto, ancora durante la prima guerra mondiale gli alpini
cantavano, sulla stessa melodia e con parole simili, “Sul ponte di
Bassano, / bandiera nera, / è il lutto degli Alpini / che va alla guerra.”
Una guerra assurda, come tutte le guerre, e gli alpini lo sapevano
bene, tanto che, racconta qualche reduce, i versi spontanei di quei giorni, sui
monti della Grecia, erano : "Quelli che l'han voluta non son
partiti, quelli che son partiti non son tornati”. Ma questo testo il
regime non lo sopportava ed allora fu subito censurato.
Le strofe, nelle numerose edizioni che ho avuto modo di consultare, sono diverse, forse anche aggiunte
posteriormente, ed il testo completo è abbastanza lungo.
Riportiamo di seguito il testo
nella versione che cantiamo noi del “Marmolada”: “Sul ponte di Perati
bandiera nera / l’è il lutto degli Alpini
che fan la guerra. Quelli che
son partiti non son tornati / sui monti della Grecia sono restati. / Sui monti
della Grecia c’è la Vojussa / col sangue degli Alpini s’è fatta rossa.. / Un
coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti. /
Un coro di fantasmi vien giù dai monti / è il coro degli Alpini che sono morti.
/ Alpini della Julia in alto i cuori / sul ponte di Perati c’è il Tricolore.”
Piccole diversità nel testo,
probabilmente dovute a trascrizioni, non negano la validità del canto che è,
sempre e comunque, una denuncia sull’inutilità della guerra. Nella prima strofa
della nostra versione troviamo “ … l’è il lutto degli Alpini che fan
la guerra”, mentre su altre versioni, anche su quella originaria (Sul ponte
di Bassano), il testo è: “… l’è il lutto degli Alpini che van
la guerra”. I due verbi
hanno una notevole differenza di significato nel contesto. Gli Alpini, ma anche
tutti i soldati, non andarono in guerra perché volevano farla, e quindi non facevano la guerra, ma la subivano perché
dovevano andarci, mandati da chi voleva fare la guerra che poi erano quelli,
come detto sopra, che … non partivano!
Il
canto, ambientato nelle vicende della campagna di Grecia, nasce quindi nel 1942
e divenne subito famoso, non solo fra gli alpini, ma anche fra il resto
dell’esercito. Ed è per questo motivo che lo ritroviamo, negli anni successivi,
ovviamente trasformato sia nei luoghi che nei nomi delle unità combattenti, fra
altre unità dell’esercito italiano(1),
fra i partigiani(2) e fra coloro che scelsero la R.S.I.(3).
Note
(1) - I soldati della divisione Acqui, decimati dai tedeschi a
Cefalonia trasformarono il titolo in “Banditi della Acqui” il cui testo della
prima strofa recita: “Banditi della "Acqui" / in alto il cuore / sui
monti di Cefalonia / sta il tricolore.
(2) - Nuto Revelli, ufficiale degli alpini della Tridentina nella
tragedia della campagna di Russia, che divenne uno dei primi organizzatori
della resistenza armata nel Cuneese,
scrisse “Pietà l’è morta”, ispirandosi, come scrisse lo stesso autore,
al “Ponte di Perati”. Palesemente ricalcato sul "Ponte di Perati" è anche il
canto composto collettivamente dai componenti della formazione
partigiana "Maiella", che operò anche nell'Appennino romagnolo, e che
divenne in qualche modo l'inno ufficiale di quel gruppo di partigiani
abruzzesi. “Sul ponte fiume Sangro, bandiera nera, / è il lutto della
Maiella che va alla guerra”.
(3) - “Sul fronte di Nettuno, / bandiera nera! / È il lutto
del San Marco / che fa la guerra. / Lutto del Barbarico / che fa la guerra: /
la meglio gioventù / che va sotto
terra!”. Sono questi i versi creati da un reparto con le mostrine del San
Marco, che prese il nome di Btg. Barbarigo,
alle dipendenze della X Mas, che operò sul fronte di Anzio.