MARMOLEDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia - Giugno 2013 . Anno 15 n.2 (56) | |||||||||
La cantilena del battipalo
di Sergio Piovesan Premessa
Da una vecchia fotocopia degli anni ‘60,un tipo, quindi, che facilmente “svanisce” ho ricopiato alcuni versi della “Cantilena del battipalo”. Il documento originale è un estratto di ”ATENEO VENETO”, anno CXXXIII, Volume 129, n,4-5-6, Aprile-Maggio-Giugno 1942 e lo scritto è di Lodovico Foscari. Già in passato ho trattato di questo canto che il Coro Marmolada ha in repertorio (vedi http://www.piovesan.net/Vi_racconto/Il%20canto%20dei%20battipalo.pdf ) (ascolta http://www.coromarmolada.it/CD-201303.htm ). Il testo che i due solisti del “Marmolada” cantano, in un’edizione musicale adattata per un complesso vocale a quattro voci virili, è solo una piccola parte di quello che, nel corso dei secoli, i diversi operai che effettuavano questo lavoro hanno intonato proprio per aiutare e concordare i movimenti. Il Foscari riporta quattro, versioni che riproduciamo di seguito.
Non contento di quanto trovato e riportato, ed essendo il sottoscritto un “topo di biblioteca”, ho potuto riprendere l'altra pubblicazione,cui ho fatto riferimento nel precedente mio articolo, più datata come sappiamo e riportante altri testi (“Canti pel popolo veneziano” di Iacopo Vincenzo Foscarini stampato nel 1844). Ecco dunque i testi riportati dal Foscarini, opportunamente preceduti dalle sue considerazioni sugli stessi. “Non è fuor del vero la proposizione che Venezia, la bella, la cara, la poetica Venezia fosse fabbricata col canto; né mai forse la mitologica favola si verificava così appuntino come al nascere di questa, che dai secoli più tardi sarà forse creduta favolosa città. ...... Venezia, e chi nol sa? riposa tutta sopra de' pali confitti nelle più remote viscere della terra, da secoli e secoli: gli artefici impiegati nel piantar le palizzate chiamansi batti-pali, e questi principalmente hanno una loro cantilena particolare senza della quale non potrebbero (per quanto mi assicurano) far volentieri il loro mestiere. Al momento pertanto che più fervea ne' lontani tempi l'opera del fabbricar questa mirabil città, doveva la laguna veneta risuonar tutta all'intorno di quella monotona salmodia che i batti-pali intuonavano, e che noi udiamo ancora oggidì laddove si gittano le fondamenta di qualche nuova fabbrica, o si drizzano dirimpetto alle rive delle case quegli alti e lunghi pali che servono in parte d'ornamento all'esterno delle abitazioni, ed in parte a facilitare ed a render sicuro l'approdo. Le canzoni de' batti-pali son varie, ma tutte però convengono ad un dipresso negli stessi concetti, talché molto fra loro si rassomigliano; ed eguale è poi per tutte quante la musica, la quale ha un suono triste, monotono, e finisce costantemente in un ritornello che somiglia ad un grido prolungato. Figuriamoci sei, otto uomini raccolti in un gruppo attorno ad un palo mezzo dentro e mezzo fuori della belletta: tutte quelle sedici braccia nerborute tengono afferato un grosso e pesante cilindro di legno; uno d'essi intuona un verso della canzone; a quell'invito tutti gli altri in coro fanno eco colla voce, mentre sollevano in alto e lasciano piombare il battente che cade sonante sul palo, nel punto che il ritornello finisce; dimodoché quei colpi formano per così dire il metro che misura in cadenza la lor barbara musica. Le due canzoni surriferite sono delle meno imbrogliate; di quelle ch'han più filo e sentimento; le altre, che riportiamo qui sotto, compongono una selva di spropositi, di versi lunghi e corti, di rime che Apollo n'abbia misericordia. Ma lo spirito di patria o di religione le domina tutte quante; e v'han sempre dentro allusioni o a vittorie riportate, o a sdegni con nemiche nazioni, e principalmente co' turchi, che i veneziani abborrirono mai sempre come i loro più acerrimi nemici. Vi si nominano ordinariamente, il Signore Iddio, la Vergine, s.Marco, e quasi tutti i santi del martirologio, se il canto si prolunga per alcune ore di seguito. Sovente essendomi io stesso arrestato per lungo tempo ad ascoltare la canzone del batti-palo, rimasi in dubbio se non forse alcune di queste fossero improvvisate al momento da quello fra que' poveri artigiani che ha più vena e fantasia; né avrei punto maravigliato di trovare anche fra i batti-pali de' poeti, essendo in un secolo dove i vati spuntano come i funghi. Ma udendo poi altrove le stesse parole, quasi una per una ripetute, ebbi invece a convincermi che quei canti, per lunghi che sieno, son veramente canti tradizionali, mandati, da chi meglio e da chi peggio, a memoria. Il senso di questi che riferiamo, mostra pur chiaro che provengono dai tempi della repubblica, e che il popolo li ritenne. Così anche per estrarre i pali dall'acqua, allorché fa di bisogno rimetterne de' nuovi, hanno i batti-pali la loro canzone apposita. Eccone qui cinque non certo indegne di rimarco.”
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