MARMOLEDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia - Giugno 2013 . Anno 15 n.2 (56)                  

La pagina di "Arco Acuto"

Essere testimonial: Il Coro Marmolada è Testimonial di “Progetto Meninos – frei Giorgio”

                                                                                                                     di Pier Paolo Minelli

                          Socio di Arco Acuto

 

 

Ne parlavamo qualche tempo fa con il Presidente del Coro Marmolada, mentre consegnava ad Arco Acuto una somma raccolta nell’ultimo concerto: accennò all’opportunità di raccontare qualcosa su questo impegno di testimonial per chi è “nuovo” del Coro, ma anche per riconsiderare tutti insieme il significato della relazione tra Coro Marmolada e Progetto Meninos.

Ho fatto uno schema per riflettere su che cosa vuol comunicare l’espressione Testimonial di Progetto Meninos – frei Giorgio, immaginando di analizzare ogni parola, scoprire i suoi contenuti, raccontare il significato che ha avuto quando l’abbiamo pronunciata e scritta accanto al nome delle nostre associazioni e considerare il significato che ha oggi: mi sono accorto che non può bastare questa pagina del  Marmoléda, anche perché alcune parole evocano altre parole che ne richiamano altre ancora. Tutte da analizzare, raccontare, considerare.

Ma bisogna pur cominciare. Allora oggi dirò di TESTIMONIAL e di PROGETTO MENINOS. Di frei Giorgio (e quindi anche del CEPE, il “Centro Ecumênico Publicações e Estudos” da lui fondato) in un prossimo numero.

Testimonial è un termine inglese ripreso nella lingua italiana e in molte altre lingue nel campo della comunicazione e della pubblicità per indicare una persona, un gruppo, un’organizzazione che si pone tra due soggetti (chi fa e chi riceve la comunicazione, chi fa pubblicità e il destinatario della pubblicità) per garantire - mettendo in gioco sé stesso, le sue qualità, la sua attività, la sua competenza - la validità della comunicazione (o la bontà del prodotto pubblicizzato).

Se volessimo usare una parola italiana potremmo forse dire “garante”, non certo “testimone”, termine che usiamo, principalmente in campo giuridico dove “testimone” è una persona che ha assistito o è direttamente a conoscenza di un fatto e ne afferma la veridicità, o dichiara come quel fatto si è realmente svolto: gli inglesi, con questo medesimo significato, usano la parola “witness”.

Non ricordavo come il Coro Marmolada avesse deciso di proporsi come “testimonial”. Ho chiesto in giro e Rolando Basso mi ha mandato la “vera storia” dove racconta che nel gennaio del 2004 alla assemblea annuale del Coro Marmolada si valutavano le iniziative del 55° anno di fondazione ed era presente Stefano Malgarotto, già corista del Marmolada, che era stato il nostro “medico accompagnatore” nella tournée nello stato di Rio Grande do Sul, conclusasi da pochi mesi. Stefano ci raccontò che quando eravamo a San Paolo per il ritorno dal Brasile era andato a far visita a un suo grande amico veneziano, padre Giorgio Callegari, da non molto operato per un tumore al cervello: pochi giorni prima, il giorno di Santo Stefano, ci disse, “era andato avanti” e, a tre mesi dalla sua scomparsa, con l’Associazione Amici della Colonia Venezia” di cui era socio, avrebbe desiderato organizzare un concerto a San Giacomo dall’Orio (dove si riuniva l’Associazione), per raccogliere fondi a favore dei bambini di strada brasiliani cui padre Giorgio tanto aveva dedicato.

Accogliemmo l’invito. La serata fu meravigliosa: la chiesa faceva fatica a contenere il pubblico accorso, il concerto era riuscito molto bene, abbiamo raccolto una somma incredibile somma raccolta.

Il dopo concerto fu per me, veneziano di Mestre e non del centro storico, una miniera di informazioni su padre Giorgio e sulla sua opera, che proprio non conoscevo. Furono quelle informazioni che mi suggerirono una scelta che mi impegnai a far adottare dall’Associazione culturale Coro Marmolada di cui ero presidente: celebrare degnamente i cinquantacinque anni del Coro Marmolada, dedicando tutti i concerti del 2004 al CEPE e alle varie iniziative a favore dei meninos così cari a padre Giorgio. E così fu.

Non molto dopo, durante il viaggio che ci avrebbe condotto a Lugano per il concerto organizzato da Abaeté (la locale associazione filantropica che partecipava a Progetto Meninos), maturò l’idea di diventare Testimonial di “Progetto Meninos frei Giorgio” con l’impegno di collaborare con le varie associazioni dedicando alla loro iniziativa comune almeno un concerto del Coro Marmolada all’anno. E sono trascorsi già dieci anni!

Dunque, il Coro Marmolada dal 2004 è Testimonial di Progetto Meninos e, con la sua apprezzata attività corale, il suo bel canto, la sua maestria nel presentare ed eseguire musiche popolari, garantisce e comunica ai suoi ascoltatori che “Progetto Meninos – frei Giorgio” è un’iniziativa che val la pena di sostenere: lo fa ponendo il logo “Testimonial di Progetto Meninos – frei Giorgio“ sui suoi manifesti, sulle sue locandine, sul suo sito web. E spesso ha fatto e fa molto di più di quanto normalmente faccia un testimonial. Talvolta diventa “attore” di “Progetto Meninos” eseguendo dei concerti per le associazioni che del progetto fanno parte (come è avvenuto con la trasferta a Lugano su invito di Abaetè Ticino o a Forlì su invito dell’associazione Formeninos) o raccogliendo contributi per il “Progetto” specificamente dedicando ad esso alcuni suoi concerti, anche quando al concerto partecipano altri cori: in qualche modo allora anch’essi divengono – quasi senza saperlo – testimonial  di Progetto Meninos!

Progetto Meninos. “Progetto” è l’ideazione e lo studio di una costruzione o di un intervento, per realizzare concretamente una cosa o un idea; “Meninos” è la parola portoghese (il portoghese, con poche varianti, è la lingua del Brasile) che corrisponde all’italiano “bambini” e “bambine” cioè piccoli uomini o piccole donne dalla nascita alla fanciullezza o alla pubertà. Nel contesto che stiamo considerando le due parole accostate significano “progetto per i bambini e le bambine” e il fatto di chiamare questi ultimi con una parola portoghese (anzi, brasiliana) sta a indicare che il progetto, l’idea che si vuol realizzare è diretta ai bambini e alle bambine brasiliane o più precisamente (anche se la specificazione non appare nel logo) ai bambini e alle bambine di strada, i “meninos de rua” come vengono comunemente definiti quelli che trascorrono gran parte della loro giornata nelle strade per motivi familiari o sociali, o per avere una casa inadeguata come di solito è la baracca di una favela.

Ma per comprendere appieno il significato e il contenuto delle parole “Progetto Meninos” che stiamo esaminando, è necessario considerare il pensiero di chi ha composto questo logo: ci aiutano le primissime righe del dépliant che varie associazioni hanno prodotto insieme nel 2004 e ripreso, con piccole modifiche, nel 2006: “Progetto Meninos - frei Giorgio è un’iniziativa di associazioni italiane e della Svizzera italiana per far conoscere e sostenere il CEPE di San Paolo in Brasile, un centro di cultura e di azione impegnato a garantire continuità e sviluppo all’opera sociale ed educativa del padre domenicano Giorgio Callegari, frei Giorgio, come tutti l’hanno chiamato nei suoi quarant’anni di lavoro in Brasile, ha offerto servizi e costruito strutture per i poveri, gli emarginati e i diseredati, scegliendo i bambini come soggetti privilegiati delle sue attività”.

Quel dépliant, dopo aver descritto le attività e le strutture del CEPE ed elencato le associazioni che partecipavano al “Progetto” si chiudeva informando che “Progetto Meninos - frei Giorgio è il campo comune d’azione di associazioni sorte in città e in momenti diversi, per contrastare la povertà e l’emarginazione dei bambini e dei giovani delle favelas. Finalità del progetto è il sostegno, attraverso l’informazione, la presenza in Brasile di volontari, la raccolta di donazioni e contributi a favore del CEPE di San Paolo, per garantire continuità e sviluppo ai servizi ed alle strutture che gestisce.”

In altri termini, Progetto Meninos è il nome dato da alcune associazioni italiane e della Svizzera italiana (Abaetè Italia di Milano, Abaetè Ticino di Lugano, Arco Acuto di Venezia, Associazione – ONLUS amici della colonia Venezia di Peruibe di Venezia, Caritas Children ONLUS di Parma, Nuovi Spazi al Servire ONG di Treviglio – BG) a quanto intendevano e intendono fare per realizzare – ciascuna secondo le proprie specificità e i propri statuti – la medesima finalità, cioè il sostegno del CEPE, le cui attività e servizi sono ampiamente descritti nel dépliant.

E oggi la finalità principale continua ad essere la stessa, anzi, alle associazioni citate, si sono affiancati nel tempo l’associazione Formeninos di Forlì e numerosi gruppi di amici di Milano, di Fidenza, di Roma e altre città non costituiti in associazione, che organizzano e curano attività diverse per sostenere il CEPE di San Paolo o specifici interventi di questa ONG brasiliana che fu fondata da Padre Giorgio Callegari, frei Giorgio, come strumento per la lotta alla ingiustizia attraverso la formazione, l’aiuto e l’educazione dei bambini e dei ragazzi delle favelas di quel Paese.

Nell’ambito di “Progetto Meninos” hanno potuto essere realizzate alcune importanti iniziative comuni: la più significativa è stata senza dubbio la costruzione della scuola “Esperanaça”, con il contributo della Regione Lombardia, richiesto e ottenuto da Nuovi Spazi al Servire”, incrementato e garantito da tutte le associazioni del “Progetto”. La scuola è stata inaugurata il 13 novembre 2006, come completamento del percorso formativo dei giovani sino alla soglia del lavoro o per favorire il sogno di chi vuole frequentare l'Università; era stata progettata da frei Giorgio Callegari (a cui è stata intestata) che aveva acquistato alcuni spazi nel quartiere Santa Teresina della grande favela di Pedreira a San Paolo, poco prima della sua morte, giusto 10 anni fa: può accogliere quasi 150 ragazzi che, nei primi tre anni di funzionamento svolgevano corsi di tipo professionale (elettricisti, panettieri, computer…), mentre dal 2009 - tuttora - si insegna portoghese, matematica, pratiche amministrative, informatica ed educazione civica, poiché si era constatato che la mancanza delle conoscenze di base era una barriera quasi insormontabile per affrontare con successo le sfide del primo lavoro. La nuova impostazione della scuola, che conta oggi sulla collaborazione con l’Istituto salesiano di San Paolo, già nel 2010 ha formato 120 ragazzi e ragazze e il 30% ha potuto trovare impiego ed entrare nel mondo del lavoro: quest’anno la prospettiva è quella di risultati ancora migliori, anche in considerazione del riconoscimento dei corsi da parte del governo, cosa che permetterà alla “Scuola Esperança - Frei Giorgio Callegari” di ottenere qualche sostegno economico.

Seppure oggi si constata un qualche affievolimento del coordinamento tra le associazioni, non è venuto meno l’impegno delle associazioni e delle persone non costituite in associazione verso il comune obiettivo del sostegno del CEPE, cosicché il “Tesimonial” del “Progetto” mantiene intatto il suo scopo pur riferendolo principalmente, per evidenti motivi logistici ed organizzativi, alle due associazioni veneziane “Amici della Colonia Venezia di Peruibe” e “Arco Acuto”.

Nel chiudere questa nota e dandovi appuntamento al prossimo numero del Marmoléda, per conoscere un po’ frei Giorgio e il CEPE da lui fondato, vorrei ricordare che la storia personale di questo domenicano veneziano è stata raccontata da Umberta Colella Tommasi in un bel libro dell’editore Marcianum Press: “LA RABBIA E IL CORAGGIO”.

Lì potremo leggere dell’azione quotidiana di frei Giorgio Callegari, che ha scelto come seconda patria il Brasile per dare speranza e dignità all’umanità umiliata dal degrado della povertà materiale e morale delle favelas, ma anche molta della storia del Brasile e dell’America Latina dove frei Giorgio ha vissuto le lotte, le sconfitte e le vittorie di quei popoli, in cammino verso un sistema sociale ed economico in profonda trasformazione. A me è piaciuto molto, ve lo consiglio.