CORALITA’ E CONSERVATORI

di Paolo Pietrobon

Il 29 Marzo scorso, nella nuova e bella sede della nostra Associazione, si è svolto il terzo dei ‘pomeriggi culturali ’ programmati per quest’anno su temi e protagonisti collegati al nesso ‘Coralità e cultura’.

Erano stati invitati autorevoli referenti, a diverso titolo, dei Conservatori di Padova, Adria e Venezia, per la necessità di avvicinare, almeno conoscitivamente, la musica di ispirazione popolare (e per noi l’ambito corale) alla realtà dei Conservatòri di musica, oggi coinvolti da un’importante prospettiva di riforma (da qui al 2010), ma da sempre punti di riferimento per chiunque di musica e canto voglia discorrere appropriatamente e nonostante un’oggettiva distanza tra tali paludate sedi e la realtà meno formale e scolastica, in senso proprio, delle esperienze diffuse ed amatoriali di ricerca e canto corale d’ispirazione popolare. Ed uno degli intenti era proprio quello di ridurre e tradurre quella distanza in possibili  itinerari di compresenza e condivisione.

Le cose più importanti emerse, dunque.

Dell’esperienza positivamente avviata al Conservatorio di Padova il Maestro Gastone Zotto ha evidenziato e sottolineato la priorità assegnata ad un contatto diffuso e didattico con la militanza corale territoriale, e quindi ai Corsi di formazione per gruppi di coristi (aperti anche agli studenti dei Conservatòri), all’autocandidatura dei cori ad essere ‘cavia’ per le esercitazioni degli studenti stessi, e, mirando nel caso concreto ad un obiettivo assai sentito dai cori meglio impegnati, all’estensione della capacità di lettura a prima vista dello spartito, competenza minima ed utilissima alle qualità esecutive ed al positivo protagonismo dei singoli coristi.

D’altra parte il Maestro Michele Peguri, riferendo dell’esperienza consolidata in Adria, ha molto insistito sull’opportunità strategica di meglio coordinare e promuovere le capacità tecniche ed operative dei Direttori di coro, potendo infatti la loro rete spingere sostanzialmente i cori a crescere e migliorare, ma anche a proporsi nei confronti dei Conservatòri quale struttura agente e territorialmente attiva con la quale avvicinare e facilitare l’operatività scolastica dei Conservatòri stessi, ad esempio nelle forme, sperimentate positivamente, di partecipazione dei loro cori alle attività di studio e direzione degli allievi, e, non ultima cosa, ai concerti finali, vetrina ed esame insieme di siffatta e preziosa collaborazione.

Analogamente, in riferimento al Conservatorio di Venezia (e ad una certa maggior difficoltà ad attivarvi simili esperienze, per ragioni diverse, ma non ultime quelle legate alle non floride disponibilità finanziarie ed organizzative), il Maestro Camillo Di Biasi riferiva di tentativi solo progettati nel 2005 (ma che si potrebbero ripensare) di avviare momenti formativi rivolti a maestri e coristi, con il contorno di attività seminariali, e dell’opportunità di prevedere, nel prossimo futuro, corsi di etnomusicologia e seminari-laboratorio sui canti di tradizione, vocale e strumentale.

Le conclusioni (e le domande del pubblico) andavano infine a suggerire che siano i cori stessi, a seconda delle loro motivazioni, disponibilità ed esigenze, ad avvicinare concretamente i Conservatori con proposte e richieste, in ogni caso potendosi imboccare un’utile via di crescita e progressiva qualificazione anche attraverso corsi di diversa organizzazione e modalità organizzativa da loro stessi attivati con contributi di musicisti disponibili.  Insomma, ancora una volta, ad agire, ed agire con determinazione, al fine di opporsi efficacemente al progredire di una crisi della coralità che è sotto gli occhi di tutti.

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