ADESTE FIDELES

Accorrete fedeli

 

Mottetto sacro -Trascrizione di Renato Dionisi

 

 

Adeste fideles, laeti triumphantem,
venite venite in Bethlem.
Natum videte Regem angelorum.
Venite adoremus Dominum.

In grege relicto, humiles ad cuna,
vocati pastores adproperant.
Et nos ovanti gradu festinemus.
Venite adoremus Dominum.

Aeterni Parentis splendorem aeternum,
velatum sub carne videbimus.
Deum Infantem pannis involutum.
Venite adoremus Dominum.

Una versione quasi letterale potrebbe essere questa:

Accorrete fedeli,lieti, festosi!

Venite, venite in Betlemme.

Ammirate il Nato Re degli Angeli

Venite adoriamo il Signore.

Ecco gli esortati pastori che, abbandonato il gregge,

 si avvicinano all'umile giaciglio.

Affrettiamoci anche noi, con passo festoso!

Venite adoriamo il Signore.

Vedremo l’eterno splendore del Padreterno nascosto nella carne:

 il Dio Bambino avvolto in miseri panni.

Venite adoriamo il Signore.

Non c'é Coro che non abbia nel repertorio natalizio questo an­tico canto, almeno in una delle numerose armonizzazioni che ne sono state fatte. E non c'é chiesa nella quale l'intera Assemblea non lo canti a gran voce il giorno di Natale, mettendo magari qualche "S" in più alla fine di ogni versetto.

Si potrebbe quindi pensare che, oltre alla melodia, sia noto anche il significato del testo latino. Non é proprio così.

Una prima, veloce lettura ci porta solo ad una parziale comprensione, ma un ulteriore approfondimento e soprattutto un'attenta "costruzione diretta" ci fa scoprire qualcosa di più nelle quattro strofe del canto.

La prima parola "Adeste" grammaticalmente é un Imperativo presente, che significa:"siate presenti, avvicinatevi". Ma chi dà questo ordine o, se volete, chi fa questa esortazione?

Un angelo forse … che però subito dopo ci invita ad essere gioiosi (laeti) e trionfanti.

Ed é ancora un ordine quel reiterato , comprensibilissimo "Venite".

Non altrettanto comprensibile, ma sicuramente più ordine che esortazione quel "videte" (Imperativo presente), che frettolosamente viene tradotto con un insulso "vedete", come se nel testo fosse scritto "videtis" (Indicativo presente), mentre il suo vero significato é "ammirate" il nato Re degli Angeli, (natum videte Regem Angelorum). Infatti non é possibile ordinare di "vedere", mentre si può invitare ad "ammirare".

La seconda strofa offre altri spunti interessanti: non più ordini o esortazioni, ma un invito all'osservazione dell'Evento, con un testo così riordinato: "En vocati pastores, relicto grege, adproperant ad humiles cunas", dove quell' "humiles" potrebbe riferirsi a "pastores" (poiché nell'accezione comune i pastori sono sempre umili), mentre invece va riferito a "cunas", nome che in latino ha solo il plurale. Ed allora il tutto significa: "Ecco i richiamati pastori, abbandonato il gregge, si avvicinano all'umile cuna”.

A questo punto si assiste ad un vero e proprio cambiamento: "Et nos festinemus (congiuntivo esortativo), ovanti gradu"  cioé: "Affrettiamoci anche noi con passo festoso, dove quel "nos festinemus" é sicuramente un'esortazione che l'Assemblea rivolge a se stessa, come d'altro canto si evince dal ritornello: "Venite adoremus", cioè: "Venite"(voi), "adoriamo" (noi…assieme).

Ed ecco anche un nuovo concetto di Presepio: niente pecore (relicto grege) lente e sonnacchiose accanto ad un pastore immobile e silenzioso, ma persone allegre e festose che accorrono alla grotta, dove "videbimus" (Indicativo futuro) vedremo l'eterno splendore del Padreterno, "velatum" cioè nascosto sotto la carne: incarnato. Il Dio Bambino avvolto nelle fasce (pannis involutum). Decisamente meno elegante nella forma la quarta strofa, nella quale le parole mal si adattano alla musica; sembra quasi una stro­fa aggiunta da un altro Autore. Forse per questo nessuno la canta mai!

 Riordinata suona così: “Foveamus (altro congiuntivo esortativo) piis amplexibus egenum pro nobis et foeno cubantem” “Riscaldiamo con affettuose carezze Colui che (fattosi) povero per noi, ora dorme nel fieno”. Alla fine una domanda retorica: “Quis non redamaret sic nos amantem”? “Chi non ricambierebbe l’amore (redamaret: congiuntivo imperfetto che traduce il nostro condizionale presente) di Colui che ci ama cosi tanto?” Ed allora: “VENITE” (imperativo presente) “ADOREMUS” (congiuntivo presente) “DOMINUM” … “VENITE ADORIAMO IL SIGNORE”.

Toni Dittura