L’ULTIMA NOTTE

Carlo Geminiani - Bepi De Marzi

 

Era la notte bianca di Natale

ed era l’ultima notte degli alpini;

silenzioso come frullo d’ale

c’era il fuoco grande nei camini.

Nella pianura grande e sconfinata

e lungo il fiume

- parea come un lamento -

una nenia triste e desolata

che piangeva sull’alito del vento.

Cammina cammina

la casa è lontana

la morte è vicin

e c’è una campana

che suona, che suona: Din, don, dan...

che suona, che suona: Din, don, dan...

 

(recitato)

Mormorando, stremata, centomila

voci stanche di un coro che si perde

fino al cielo, avanzava in lunga fila

la marcia dei fantasmi in grigioverde.

Non è il sole che illumina gli stanchi

gigli di neve sulla terra rossa.

Gli alpini vanno come angeli bianchi

e ad ogni passo coprono una fossa.

 

Tutto ora tace. A illuminar la neve

neppure s’alza l’ombra di una voce

lo zaino è divenuto un peso greve;

ora l’arma s’è mutata in croce.

Lungo le piste sporche e insanguinate

son mille e mille croci degli alpini,

cantate piano, non li disturbate,

ora dormono il sonno dei bambini.

Cammina cammina

la guerra è lontana

la casa è vicina

e c’è una campana

che suona, ma piano: Din, don, dan...

che suona, ma piano: Din, don, dan...