La mia bela la mi aspèta                                                                                Torna all'elenco

Canto lombardo, per l’armonizzazione di A. B. Michelangeli

di Paolo Pietrobon

 

La mia bela la mi aspeta / ma io devo andare a la guera / chi sa quando che tornerò....lo ardada a la finestra...la mia bela aspeterà...il nemico è la in vedetta / o montagne tute bèle / Valcamonica del mio cuor”....Ancora la speranza che cozza contro il richiamo alle armi che tutto copre, costringe all’incertezza, al dubbio...e, improvvisa, la folgorazione di un evento prevedibile e per molti, prima, già funesto: il nemico ad aspettare sul confine, lui pure con la medesima angoscia e rassegnazione che solo può estinguersi con l’annientamento dell’altro.

Così non rimane che l’appello affettivo, la speranza sottile in un destino rispettoso di quell’amore di un piccolo uomo per la sua valle, per convincersi di ritrovare l’apparizione rassicurante dei giorni di pace, quando, finito il lavoro, lei aspetta sul davanzale, tra cespi vivaci di garofani, il passaggio dell’amato. Il paesaggio intimo della persona legata ai sentimenti essenziali sovrasta, pur non potendoli esorcizzare, ogni fragore di battaglia, qualsiasi parvenza (che non mancò certamente in chi teneva il timone della tremenda esperienza) di patriottismo di maniera.

Rimane la rassegnazione, forse inconsapevolmente anticipatrice di un concetto di patria che solo successivamente altre generazioni avrebbero coscientemente interiorizzato ed apprezzato. A quale prezzo! Anche questo va ricordato.