MARMOLEDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia - Ottobre 2013 . Anno 15 n.3 (57)                  

VIAGGIANDO  IN  ‘ ASTRONAVE ’…

( Ritorno nella Bonifica Pontina, 11-12-13 Ottobre 2013 )

di Paolo Pietrobon

Visti i tempi di magra che ci tocca registrare, anche il Coro ‘Marmolada’ ha dovuto pagarne lo scotto, nel senso  che per l’affitto del pullman si è dovuto ricorrere al ‘massimo risparmio’. Tutto scomodo e stretto allora? Tutto cigolìo e fiatone? Per niente proprio, poiché al nostro arrivo al luogo d’imbarco ci siamo trovati di fronte a una struttura che definire aerodinamica sarebbe stato davvero riduttivo: il piano rialzato dei posti a sedere, comodissimi e accoglienti, sovrastava alla grande le postazioni degli autisti ( plurale dovuto alle normative che giustamente prevedono limiti d’orario e di prestazione continuativa per i conduttori nelle grandi distanze ), mentre il muso del ‘mostro’ altrettanto si ergeva, prominente, sull’avantreno, qualcosa di analogo alle varie multicolori ‘frecce’ della moderna strada ferrata…tutto in un cromatismo lucente ma insieme soft e, essenziale, al prezzo meglio abbordabile.

E via allora, con la sensazione di benessere data anche dal ritrovare finalmente l’occasione della ‘trasferta’, del ‘viaggio’ insomma, culturale certamente, ma pure capace di restituire amicalità e buon umore a tutta la brigata, e al bravo Claudio, alle prese con la concentrazione asprigna di ogni occasione importante e con l’esigenza di farla entrare nella nostra testa. Cosa riuscita abbastanza, a mio parere, a vantaggio di una sensazione rinnovata di condivisa responsabilità e gratificazione, nonostante i problemi che, sempre nella vita, anche di un coro, non mancano. Piacevole inoltre il pensiero del ritorno a Latina, alle adiacenze interessanti di quella città, e all’accoglienza dei suoi gentilissimi alpini, delle decine di persone occupatissime a regalarci giornate dal gradimento indiscutibile.

Prima la buia uscita da Mestre, per poi percepire il sopraggiungere dell’alba sulla prima autostrada, e via via la tangenziale bolognese, l’appennino all’inizio selvoso poi, al planare nella vivace e tonica toscana, sempre più morbido e sfumato, con i borghi appesi ai cocuzzoli e ai crinali in infinite sequenze; qua e là filari di cipressi eleganti, incisi sul verde tenero dei colli che più carducciani di così non te l’immagineresti; e ancora sfiorando Firenze e accarezzando Maremma, fino al Circeo del mito d’Ulisse e dell’epica dura e vera, quella dei forti contadini, e delle loro donne e vecchi e bambini, scaraventati tra fatiche immani e malanni fisici pesantissimi nell’avventura della Bonifica Pontina, seppure tecnicamente utile, e vinta da quelle tenaci braccia e ostinate attestazioni di fede in un progresso che vincesse la fame e la precarietà per loro di quell’Italia. Sentore aspro e sanguigno di epopea alpina; dei combattenti della prima guerra tradotti qui per non lasciarli alla mercé di scelte disperate, rivoluzionarie forse; di italianità insomma, tutta intera, comprese  residue balugini nostalgiche, fin nei segni dell’egemonia mussoliniana su edifici e iscrizioni, nella sollecitazione intrigante, insistente quanto ben accetta, a cantarlo quell’amalgama, col Va’ pensiero, con Fratelli d’Italia, qui senza inquinamenti dell’ultim’ora: almeno questo io ho respirato senza sfilacciature fastidiose o populiste, troppo spesso intrise di demagogia truffaldina.

Ma, come sempre sanno fare gli alpini, tutt’attorno i borghi, e le loro denominazioni, chiaramente, quasi fanti schierati come allora per un dovere ‘necessario’, gridano il nome giusto, quello dei drammi, anche oscuri, che ci hanno restituito un’Italia quasi intera e quasi riconciliata, quella uscita dal macello della Grande Guerra: Borgo Piave … Isonzo … Podgora … Sabotino … Grappa … S. Michele … e Montenero, proprio la sede del primo nostro concerto. Infine la messa del sabato, presenti e attivi i quattro cori invitati per la XVIII Rassegna di canto della montagna ( e per il ventesimo del Coro organizzatore, dell’ANA di Latina ), con questo e con noi il Coro ‘Martinella’ di Folgaria e il Coro slovacco ‘Cantilena’, e il grande concerto nel Teatro Comunale ‘A. Cafaro’, tanta gente ed entusiasmo vero, per la felicità di tutti, irrobustita – non va dimenticato – dalle tavole imbandite stupendamente per le tre giornate alla stregua del tosto rancio alpino.

Nelle pause, l’ho accennato all’inizio, gli amici hanno saputo proporci alcune eccellenze della loro terra, come avevano fatto otto anni prima per i giardini di Ninfa e il caratteristico abitato di Norma, sospeso su un costone della montagna pre-Lepina: certamente parlo della cantina ‘ Cincinnato ’, con il pregiato ‘Bellone’, ma meglio di quella mi riferisco alla visita guidata del paesino di Cori, dalla storia interessante, e della magnifica sua Abbazia Agostiniana, dalle architetture e dagli affreschi rivelatori di una vitalità storica tenace, fascinosa ed evocatrice, alla quale, e alla gentilissima guida, abbiamo dedicato una ‘canta’. Perché così si fa!...

E dovunque, nel nostro goloso peregrinare, tratti di selva, al Circeo, e brughiere estese fino all’orlo con cui la maremma lascia posto al mare, con le coltivazioni del kiwi, imperversanti ( anche se non è facile capire perché nei nostri supermercati essi provengano quasi tutti dall’estero!), e gli eucalipti sinuosi, diffusi e destinati nella vecchia palude ad assorbire tutta l’acqua possibile, oggi insieme alle idrovore utili a salvare la pianura dall’ingressione marina, tuttora prevalente nei livelli relativi, e i cospicui vigneti, allineati sui costoni che planano verso il mare e sul piano, ordinati e coccolati per il pregio che sanno dare all’economia del territorio, e i giardini edificati con grazia attorno alle villette di seconda e terza generazione, ricchi di fioriture e cykas esotiche e gentili.

Abbiamo anche cantato piuttosto bene ( mi è sembrato esserne convinto l’instancabile puntuale Claudio Favret ), e ci siamo sentiti a nostro agio insieme a un popolo amante del nostro canto, con una punta di commozione allorché il nostro presentatore, al momento di proporre il canto E canterà, ha voluto ricordare per esso il nostro maestro storico, l’amato indimenticabile Lucio.

Non resta che attendere la prossima avventura.