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Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Giugno 2017 - Anno 19 - N. 2 (72)

 

 

 

Tecnica raffinata o interpretazione emozionante ?

di Enrico Pagnin

I veri artisti  le presentano entrambe.

Forse nella musica classica, strumentale o vocale, viene ammirato da un pubblico competente e appassionato soprattutto il virtuosismo. E questo genera emozioni. Ma nella musica leggera, nel jazz, nella musica folcloristica, nel canto popolare, un pubblico attento e aperto, ma spesso occasionale e non competente , apprezza molto di più le emozioni che la musica suscita in lui.

Venendo ai cori di musica popolare, non sono pochi quelli che hanno scelto di cantare brani molto conosciuti e amati dal grosso pubblico. Tecnicamente non sono difficili, perché richiedono sufficiente intonazione, un minimo di fusione e una qualche idea interpretativa. Ed è esperienza comune, al termine del concerto, sentire dalla platea la solita richiesta di “Signore delle cime” o altri pezzi famosi.

Però c'è l'evoluzione: anche il più pigro dei maestri sente, prima o poi, l'esigenza di elevare il livello di prestazione, di cercare armonie più raffinate, brani più difficili da eseguire.

 Il problema diventa la capacità o meno di realizzare questa musica. E devo dire che è penoso talvolta vedere cori che hanno voluto fare “il passo più lungo della gamba”, lanciandosi in accordi complessi e micidiali dissonanze, senza possedere la  tecnica per farlo.

E' anche vero che, oltre ai cori famosi, trovi anche gruppi poco conosciuti che eseguono egregiamente canti di notevole complessità.

Sta al direttore capire se, in base al materiale umano che ha a disposizione, può permettersi di programmare pezzi di grande difficoltà esecutiva.

Ma c'è anche un secondo aspetto che giovani e bravissimi maestri di coro, per inesperienza, non considerano: il tipo di pubblico che hai davanti.

Si partecipa ad una rassegna, dove sono presenti anche cori polifonici, o è una manifestazione di soli cori “alpini”? Si è da soli in concerto in aree geografiche dove abbondano complessi corali, o in qualche posto dove un concerto di un coro è un fatto raro? Esibizione in una città, in un teatro dalla buona acustica e col pubblico più variegato, o nella palestra di un paese nella campagna?

Anche nella fortunata situazione di possedere un repertorio  che spazia dal più facile e piacevole dei canti a quello più astrusamente armonizzato ed essere in grado di eseguirli bene entrambi, occorre la lungimiranza di dosarli in giusta misura, dopo aver valutato il posto e che tipo di spettatori ti troverai davanti.

Altrimenti capita – lo abbiamo sperimentato noi del Marmolada recentemente-  che un coro femminile esegua un “Monte Canino” dalla complessa    armonizzazione in maniera pressochè perfetta, deliziando il nostro orecchio ormai “navigato”, ma lasciando perplesso e un po' freddino il pubblico. 

Infine un'annotazione di tipo storico. Fino a qualche decennio fa – siamo sempre nell'ambito dei cori di ispirazione popolare- quando erano vivi tanti alpini che avevano fatto la guerra e molti uomini e donne che avevano scoperto la montagna nelle gite giovanili e, in ogni caso, erano presenti nel bagaglio culturale della regione tanti canti, un coro cosiddetto “alpino” otteneva successo anche se la tecnica vocale era  approssimativa. Ci si divertiva nel sentire la disavventura di un povero merlo, via via sempre più mutilato, oppure ci si commuoveva fino alle lacrime per un “Signore delle cime”.

Oggi non è più così. La facilità con cui si può ascoltare musica di ogni tipo offerta dalla tecnologia ha accresciuto la sensibilità anche delle persone più semplici che, pur digiune di preparazione musicale, colgono subito la differenza tra un coro e l'altro in fatto di piacevolezza. Ciò significa che in termini di intonazione, fusione, interpretazione, precisione nella pronuncia, non puoi andar sotto un certo livello.

Per questo concludo dicendo che, senza una buona tecnica, non riuscirai a suscitare emozioni in chi ti ascolta, anche se esegui semplici brani, notissimi e molto amati.