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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Gennaio 2020 - Anno 22 - N.1 (82)

 

 

Perché gli anniversari

di Sergio Piovesan

 

"Ricorrenza annuale di un avvenimento ritenuto di particolare importanza pubblica o privata" è la definizione del termine "anniversario" e mi soffermo su "avvenimento" e su "particolare importanza".

Perché questo incipit? E a questa domanda rispondo con un'altra: "Perché ricordare particolari avvenimenti?"

Ovviamente mi riferisco al recente ricordo dei settant'anni del Coro Marmolada evidenziato nella nostra città, con il nostro pubblico veneziano e con i nostri amici, in un modo diverso dai soliti concerti.

Prima, però, torno indietro nel tempo per ricercare quando e come abbiamo ricordato la storia del nostro coro. Intanto, questi avvenimenti di una certa rilevanza li facciamo cadere ogni dieci anni e fino al quarantesimo (1989) non ce ne sono stati.  Di solito questi ricordi avvengono a ben determinate scadenze e cioè ogni cinquanta o cento anni e, infatti, quando s'iniziò a parlare di celebrare il quarantesimo di fondazione (eravamo tornati da una bellissima tournée in Argentina dalla quale avemmo una notevole pubblicità anche per gli articoli del giornalista de Il Gazzettino, inviato speciale al nostro seguito, Teddi Stafuzza) ci fu chi fece presente che, forse, sarebbe stato meglio aspettare il numero più "tondo" del cinquantesimo. Al che Lucio Finco obiettò: "E se al cinquantesimo no ghe rivo o no ghe rivemo?"

E allora organizzammo la festa per il quarantesimo: invitammo il Coro della SAT di Trento al Gran Teatro La Fenice; il tutto ci costò una "barca" di soldi, però fu una bella festa, anche se cantò solo il coro ospite. Infatti, la direzione di allora del teatro veneziano, tempio della lirica e della "musica dotta", un po' con la puzza sotto il naso, decise che già il Coro della SAT era di troppo, figurarsi il "Marmolada" che, però, quale festeggiato, fu accomodato sul palcoscenico in bella evidenza.  Presentava Bepi De Marzi

Qualche settimana dopo presentammo a San Giovanni Evangelista il libro "Quarantanni in armonia" allapresenza di numerosi fondatori del "Marmolada".

E dopo dieci anni arriva il cinquantesimo con il "Concerto di Natale" del Coro Marmolada nella magnifica cornice della nostra Basilica di San Marco illuminata al massimo con i riflessi d'oro dei mosaici.  Per noi coristi e, in particolare per il sottoscritto che presentava, fu una grande emozione tanto che all'inizio mi prese un groppo che mi bloccò ma che un applauso del pubblico, che aveva compreso la situazione, mi sbloccò.

Passano gli anni e nel 2009 affittammo Il Teatro Malibran, altro teatro importante di Venezia e gestito dalla Fenice; anche qui concerto tutto nostro che vide il passaggio della bacchetta da parte di Lucio Finco, nel coro dal 1952 e direttore dello stesso dal 1954, a Claudio Favret.  La prima parte fu diretta da Lucio e la seconda da Claudio.

Organizzare un evento per ricordare il "compleanno del coro" non è una cosa semplice, se si vuole che lo stesso sia ricordato e abbia successo e, quindi, per l'evento del "70°di fondazione" cominciammo a pensare già un anno prima e, via via che si procedeva, si cercava sempre di migliorare e innovare. La cosa principale è la preparazione del coro che è seguita dalle disponibilità finanziarie. E poi il luogo dove eseguire l'evento e, ovviamente, il suo costo.  Escludemmo subito il cantare in una chiesa perché limita, ovviamente, il repertorio.  Alla fine si optò per la Sala Capitolare della Scuola Grande San Giovanni Evangelista, luogo di prestigio, alla portata delle nostre finanze e da noi conosciuto.

Altro problema da risolvere era se cantare da soli o invitare un altro coro che, ovviamente, doveva essere un complesso di prestigio. Si discusse molto su quest'argomento in Consiglio Direttivo finché Enrico Pagnin non trovò questa soluzione: invece di un coro chiamare un complesso musicale (fiati o archi) che, però, avrebbe dovuto eseguire le musiche dei nostri canti.  E allora pensammo di rivolgerci, per un consiglio, a Monica Finco, figlia di Lucio e docente di flauto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, e vicedirettrice dello stesso, che rimase entusiasta della proposta. E siamo arrivati quindi a proporre un quartetto d'archi denominato Recondite Armonie (due violini, viola e violoncello) al quale, dopo la scelta di Claudio Favret, passammo gli spartiti dei canti più rappresentativi della storia musicale del "Marmolada".   

Ma questa è storia recente: presentava Bepi De Marzi e Coro Marmolada e Recondite Armonie si alternavano nelle esecuzioni. La formula è stata apprezzata dal pubblico e anche tutti i coristi (cosa importante) l'hanno apprezzata.

Concludendo, perché ricordare? Io penso che un gruppo o associazione, corale nel nostro caso, che abbia percorso un così lungo periodo possa, a buon diritto, far parte oltre che della storia della musica anche della storia della propria città e il Coro Marmolada, anche se porta il nome della Regina delle Dolomiti, sia un coro veneziano legato alla sua Venezia!

Ci risentiamo per l'ottantesimo!