Torna alla pagina principale di Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Dicembre 2022 - Anno 24 - N.3 (90)

 

 

Le débutant

di Nicola Bergamo

 

“Se canti solo con la voce,

prima o poi dovrai tacere.

Canta con il cuore,

affinché tu non debba mai tacere”

Augusto Daolio

 

Sono arrivato al Coro Marmolada nel lontano maggio 2019, dico lontano perché sembra tantissimo tempo fa. Un lungo periodo, in effetti, funestato dalla pandemia che ha reso tutto più difficile. Eppure quando arrivai non sapevo neppure cosa fossero i canti di montagna, ossia li conoscevo per sommi capi ma non mi avevano mai affascinato; a me interessava solo cantare. Cantare in un coro è una cosa più facile per i neofiti, almeno così mi dissero in molti, in effetti mai scelta fu più fausta! Non sono mai stato timido nella vita ma cantare è tutt’altra cosa, le corde vocali, che sono un muscolo come molti altri, non rispondono quasi mai alle sollecitazioni richieste, almeno per chi non è allenato! Il suono che hai in mente esce quasi sempre morto, moscio, strozzato, alto, vilipeso, e chi più ne ha più ne metta. Invece, andando in un coro, gran parte dei problemi si attenuano e si impara a cantare assieme agli altri che non è sempre facile, è vero, ma aiuta molto nella prima fase dell’educazione vocale. L’armonizzare le voci, il cercare di sopperire le proprie mancanze con quelle degli altri e il contrario, non è sempre semplice, ma almeno ti permette di ottenere un buon risultato. Quello che sentivo alle prime audizioni era proprio questo, un mélange di sonorità diverse ma legate da un invisibile trait d’union creato in anni di esperienza e duro allenamento. Una capacità non solo corale ma anche singola, visto che esiste un maestro che è l’essenza sonora ed artistica del Coro. Tutto questo mi affascinò molto e decisi di provare. Ero molto emozionato, specie quando dovetti provare la mia voce, ma poi lentamente l’ansia svanì e con i giorni che passavano, tutto si tramutò in gioia. Il riuscire a carpire le dinamiche di un gruppo, e di muoversi al suo interno, tentando di non oltraggiare posizioni altrui, magari guadagnate in anni di difficoltosa esperienza, non è stato così facile e non mi stupisco che gli allievi siano così pochi. Qualche mese dopo, però, grazie specialmente all’aiuto dei “decani” riuscii a cantare anche con discreta disinvoltura ma c’era sempre qualcosa che non andava. La mia voce soffriva tra i baritoni, specialmente nelle note grevi, era come se fosse soffocata, decisi così di parlare con Claudio, il nostro maestro, e spinto anche da una cara amica soprano alla Fenice, decisi di fare un’altra audizione e di cambiare registro. Passai così con i tenori secondi. A settembre del 2021 entrai nel nuovo gruppo che, con santa pazienza, mi accolse un po’ con diffidenza ma specialmente con stupore, per altro comprensibile. Fu una lunga maratona, fatta di incomprensioni e di tanta fatica. Mi sono allenato a casa, facendo esercizi vocali e studiando molto. Per fortuna ho potuto contare su Rolando e su Angelo, due persone davvero importanti per la mia preparazione che mi hanno sempre supportato ed aiutato. La mia voce, finalmente, aveva trovato il suo giusto albergo, il suo alveo naturale, il suo modo corretto di dire la sua ma specialmente ero felice, che forse è la cosa più importante. A settembre arrivò anche una lieta notizia: il Coro sarebbe tornato sul palcoscenico a dicembre, a cantare nuovamente in pubblico. Una notizia che ha messo un po’ di adrenalina in corpo a tutti noi, dopo il soporifero periodo pandemico. Finalmente si tornava in scena, almeno per il resto del gruppo. Io però risultavo essere ancora un allievo, con una discreta esperienza corale ma non di registro, visto che era appena un anno che cantavo con i tenori secondi. Ho sperato di debuttare sin dal giorno che ho sentito questa notizia e finalmente lunedì 14 novembre i miei desideri si sono avverati. Per me è motivo di orgoglio e di felicità, è il frutto di un lungo lavoro fatto a casa, tra studi e solfeggi, e in sede, cantando con il Coro. Non vedo l’ora che sia sabato 17 dicembre, per altro data del genetliaco di mio figlio Emanuele, così da coronare un sogno a lungo atteso. Una piccola dedica va al mio compianto nonno paterno, Luigi, anch’egli tenore e anch’egli parte di un coro che girò l’Europa fino ad esibirsi più volte alla Fenice.