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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Gennaio 2023 - Anno 25  N. 1 (91)

 

 

 QUI  PRO  QUO …. ma non sono paperi ….

di Paolo Pietrobon

 

“ Un’esperienza rilevante c’è a Mirano, che lascerà un’eredità incancellata nel futuro della città. La giunta di sinistra, anni 1970/’80, accanto alle politiche urbanistiche e di servizio sociale inaugura un’azione amministrativa dirompente per i vecchi  equilibri nel rapporto con le private proprietà di ville e parchi:  da allora  i principali parchi della città, e le ville padronali in essi inserite, eredità e testimonianza della presenza della nobiltà Serenissima nelle nostre contrade, acquisite dal Comune, sono a disposizione della comunità.

La dirompenza sta nel mutamento radicale, imprevedibile fin prima, dell’orizzonte materiale e psicologico nel quale la buona società del "prima"non ne contemplava per i ceti popolari la possibilità di un godimento estetico e partecipativo diretta, non filtrata da consunte autorevolezze e distanze, se non censure.

Fu il caso, emblematico allora nelle decisioni della giunta di Giancarlo Tonolo, del varo del ‘Cic‘ (Centro di iniziativa culturale), messo a disposizione dei progetti di decentramento della Biennale di Venezia e, alternativamente, del Teatro « La Fenice », con la felice invenzione di attività plurali, aperte a ragazzi e giovani, dalla musica alla pittura e alla drammatizzazione, apprezzate e ricercate in un raggio di attenzione più che provinciale, proprio nelle Barchesse delle ville centrali della città “ ( da Paolo Pietrobon, PRATERIA E RIFUGIO. Miranese e dintorni, lavoro e politica…, Ed. Cleup, PD, 2021, pag. 91).

Comincia da qui il mio articolo, per il fatto che in una delle frequenti risistemazioni della mia libreria mi sono trovato nelle mani una pubblicazione della Biblioteca di Mirano, dal titolo intrigante di Par no desmentegar ( 2002 ), nel cui indice non potevo non notare la citazione di ‘Cante del Veneto/raccolte nella zona del miranese a cura di Angelo Bortolozzo, 1982’, 24 pagine, edite dal Comune di Mirano a cura, eccoci al punto, di quel Centro di Iniziativa Culturale ….

E serve forse un chiarimento del mio titolo: solo per analogia impropria cito i deliziosi piccoli paperi disneyani, servendomi i loro nomi invece per soffermarmi su alcuni fraintendimenti, se non mancati approfondimenti su fonti e attribuzioni a mio parere presenti nei testi e nelle partiture raccolti nella pubblicazione, la quale però ha valore documentario in quanto rappresenta una delle modalità – istituzionale questa – con le quali gli anni ’70, dalla politica alla socialità alla musica, hanno avuto il senso forte di un ritorno ai linguaggi e alle azioni di una società in fermento, nella quale il ‘ popolare ‘, il ‘ sociale ‘, il ‘ politico ‘ conquistavano il palcoscenico, per così dire, delle pubblica informazione e della ricerca sociologica.

Andando al merito, l’annotazione più critica riguarda l’avvertenza del curatore per il quale “ le cante sono state sentite dalla viva voce di contadini < … > nell’ambiente delimitato tra il fiume Muson, la via Decumana e il fiume Brenta “: senz’altro così, ma manca spesso ogni riferimento all’effettiva formazione di quei testi e delle relative melodie, ingenerando l’equivoco di un’improbabile – spesso inesistente – creazione originaria e popolare di essi per opera delle persone ascoltate.

E’ il caso di ‘ O pescator del Brenta ‘ ( O pescator del Brenta / vegni a pescar più in qua! / Me xe cascà l’anèlo / vegnimelo a trovar! / Toendo su l’anèlo / on basi nel ghe go dà … ), che si dice raccolta a Marano Veneziano: informazione debole se affidata ad una pubblicazione. In effetti canzonette con tale contenuto, diverse e numerose nel titolo e nei testi, non solo di ambito veneto, quanto meno potrebbero essere ricondotte per i mille canali di variazione, accrescimento, semplificazione popolaresca o altro a ‘ C’ereno tre ssorelle ‘, canto accreditato dalla SAT (1) a una derivazione laziale e a uno sviluppo testuale parziale pure nella raccolta dei trentini ( C’ereno tre ssorelle / e tutte tre d’amor. / Giulietta la più bbella / si mise a navigar. / Nel navigare un giorno / l’anel gli cadde in mar. / Volgendo gli occhi all’onde / la vidde un pescator. / O pescator dell’onde / vieni a ppescar più in qua: / ripescami l’anello / che mm’è ccaduto in mar … ) (2). Ciò per definire interesse e limite di tali pubblicazioni, pur tenendo conto che parliamo di una quarantina d’anni or sono.

Altro caso, più interessante, ‘ Vien Morettina vien ‘: nella raccolta miranese il canto è definito  villotta alla friulana e se ne tratta come di una melodia raccolta a Salzano nel 1960. Ma, a prescindere da limitate variazioni evidentemente frutto di sensibilità sociale : vien … a voltare ‘l fen ( invece che ‘ tagliare ‘) , e  noi andremo a lavorar ( invece che ‘ godremo la libertà ‘), e la non citazione di una terza strofa (noi godremo la libertà / l’aria fina / l’aria fina in mezo al prà), da fonte autorevolissima esso è stato raccolto in Val Lagarina, Trentino, nel 1970 ( informatrice Giuseppina Oberosler ) (3). E via così ….

Oppure ‘ La Gigiota ‘ del repertorio del Marmolada, che al ritorno di notte del marito, sospettosissimo nel capire che c’è qualcuno con lei, con tutta sincerità ( o con una buona faccia di bronzo? ) lo tranquillizza dicendo che “ l’è mia sorèla Caterinela che l’è venuta a dormire con me “, mentre nella raccolta miranese “ La Pinota “ ( non più Gigiota ) “ a undici ore già suonate “ va a dormire con l’amante, “ quando mamma e papà non c’è “ …

Insomma, il territorio del canto d’ispirazione popolare è, come sappiamo ormai, vasto, multiforme, disomogeneo e creativo per storia sociale e definizione, e quindi, inevitabilmente, percorso da traiettorie poetiche e analisi filologiche e socioculturali non sempre ‘ pulite ‘ né accurate, nonostante l’entusiasmo e il fervore di chi – tanti ancora per fortuna – vi mette impegno e convinzione.

 

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        1)   Dal repertorio SAT ‘Canti della montagna’, E  d. Curci, Milano, 1975. Ed. Foto Fratelli Pedrotti.

        2)   Infatti ricordo di aver cantato e sentito cantare altre tre strofe almeno, che danno a un testo precedente migliore congruenza narrativa, nelle quali il pescatore chiede in cambio qualcosa, Giulietta promette trecento scudi e una borsa ricamà, ma lui la rifiuta preferendo un basin d’amore …

        3)   Virgilio Savona – Michele Straniero, Montanara, Mondadori Editore, Milano, 1987.