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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Ottobre 2015 - Anno 17 -n.3 (65)

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Vi racconto un canto

 

"Girometta"

 

di Sergio Piovesan

 

Anni fa, nel contesto di una tournée a Biella del Coro Marmolada, ci recammo a visitare il Santuario di Oropa il più importante Santuario mariano delle Alpi che si colloca in uno scenario unico e incontaminato a 1200 m. di altezza, a soli 20 minuti dal centro di Biella.

Una sorpresa, mentre ammiravo le costruzioni ed il paesaggio montano: dal campanile della chiesa primitiva le campane intonavano la melodia di un canto che faceva, e fa parte, del repertorio del coro; si trattava di "Girometta" un canto popolare che viene ritenuto, oggi, piemontese.

Ma "Girometta" o "La canzone di Girometta" è una melodia che si perde nella notte dei tempi, cantata e tramandata oralmente -cosa abituale una volta- un po' in tutta Italia.

Chi la trascrisse, nella seconda metà del XVI secolo, fu Giosefo Zarlino[1]   che la pubblicò [2] nel 1587. Da allora la "Canzone di Girometta" divenne famosa non solo nella città di Venezia, che godeva del massimo rispetto anche dal punto di vista della cultura e delle arti, ma anche nel resto d'Italia e non solo. All'inizio del XVII era già tanto conosciuta da suggerire a Girolamo Frescobaldi un capriccio per organo sul tema della Girometta.

Quello che rimane, nella nostra epoca, come canto popolare, sono comunque le variazioni piemontesi, oggetto dell'attenzione dei raccoglitori e degli studiosi, anche se non mancano altre versioni (ticinesi, genovesi ed altro).

Il testo[3] del canto che il "Marmolada" esegue è, appunto, un'edizione piemontese e  l'armonizzatore [4] è proprio di Biella.

 

Ho trovato altre notizie sulla "Girometta" (o meglio "Girométa" con una sola "t")  su una specie di dizionario [5] dove il detto "cantar la Girométa" vien tradotto con "...la solita solfa, la solita manfrina, la solita tiritera". Viene confermato che nel '600 era una canzone che si sentiva a Venezia e nel Veneto cantata da un cantore girovago, cieco, chiamato Girometta, nato a Firenze, ma operante soprattutto a Verona. La stessa pubblicazione (vedi nota 5) riporta un'altra versione relativa all'origine del nome; anche questa ci riporta in Piemonte in quanto sarebbe nata in quelle zone ed in lode del modo elegante di vestire di una certa Madonna Girolama  (Girometta nel diminutivo), tanto che a Venezia il detto "far la bela girométa" significava vestirsi in modo grazioso, affettato, quasi da bambola.

 

Tante ascendenze e tante storie per una bel canto, che potete ascoltare, nella versione del Coro Marmolada, cliccando qui.


 

[1] Giosefo Zarlino ((Chioggia, 31 gennaio 1517 – Venezia, 4 febbraio 1590) dal 1565 alla morte fu maestro della Cappella Marciana nonché compositore e uno dei maggiori teorici musicali italiani

 

[2] "Canzone di Girometta, con altre sette stanze, et una canzone di sier Herculano " pubblicato in Venezia  in Frezzeria al segno della Regina, 1587-

 

[3]  Girometta de la montagna / torna al to pais / torna al to pais Girometta, / torna al to pais

Me pais a l'è tant lontan, / mi su nen turnè / Mi su nen turnè Girometta, / mi su nen turnè

Fa ciamè, fa ciamè to pare, / parch' a 't vegn’ a piè / Parch' a 't vegn’ a piè, Girometta, / parch' a 't vegn’ a piè

Don, din don, din don,din don, / Torna al to pais.

 

[4] Achille Berruti

 

[5] "Il dialetto ritrovato" di Gianfranco Siega e Michela Brugnera -Editoriale Programma srl Padova, 2103, pagg. 218-219