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Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Dicembre 2016 - Anno 18 -n.4 (70)

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La grande bellezza

di Alessandro Zanon

Verso la fine del mese di Novembre ho ricevuto due messaggi  nel blog corale su WhatsApp in cui un corista riproponeva una vecchia canta del repertorio del "Marmolada". Alla sua proposta rispondeva un altro corista affermando”Speriamo non sia troppo allegra per il maestro” ed aggiungendo “E' solo una battuta!”.

E' una battuta che però fa pensare. Ritorniamo ancora una volta a classificare i canti in tristi e allegri, belli o brutti. I canti, e chi ve lo dice vanta esperienze pluriennali in diversi cori, non sono belli o brutti, tristi o allegri. Sono solamente eseguiti male od eseguiti bene ( una riprova é l'ascolto di quel bel brano natalizio ascoltato durante le prove separate eseguito da un coro coraggioso nel definirsi coro).

Poi, é vero, ci sono i canti preferiti o meno preferiti o meno preferiti. Ognuno ha i suoi gusti, ma questo non centra e non deve centrare con il repertorio che viene elaborato dal maestro.

“Il canto che non emoziona- diceva Giulio Rapetti, in arte Mogol- é un esercizio acrobatico delle corde vocali”.

Qualcuno si ferma al “foglio” senza vedere oltre il confine del pentagramma.

Luciano Pavarotti, in un'intervista rilasciata a Le Figaro disse: “La partitura é una cosa seria, il canto é un'altra cosa. Ciò che serve è avere musica in teatro e cantare con il corpo”.

Per arrivare a comprendere ciò è importante capire che il coro è una comunità dove nessuno è indispensabile, ma ognuno è necessario e ognuno si impegna ad affinare il dono bellissimo che ha della propria voce attraverso tecniche appositamente studiate ( tipo il canone di Kodaly che cantiamo a coro muto).

Alfredo Kraus è stato un grande tenore spagnolo vissuto nel secolo scorso e grande cultore della tecnica vocale.

Era solito dire che “la percentuale di incidenza della dote naturale è molto bassa. Per cantare ci vuole anche la voce, ma è l'uso che se ne fa quello che canta”.

Diceva pure “La tecnica vocale é una e una soltanto. Le altre non sono tecniche, sono metodi di canto sbagliato”.

Possiamo sorridere sui “ mali di pancia” del nostro coro” ( ma anche di tutti i cori che conosco) guardando un bellissimo film diretto da Federico Fellini nel 1978: “Prova d'orchestra”.

Forse ve ne ho già parlato.

Prende spunto da una improbabile intervista della RAI ad un'orchestra.

Nel film si parla di violini, violoncelli, flauti, tromboni e di sindacato. Noi potremmo parlare di bassi, baritoni, tenori ( I e II) e di Direttivo ma la sostanza non cambia. Da guardare con molta ironia: chi sa ridere di se stesso é un grande, diceva qualcuno.

Sappiamo imparare. Sappiamo migliorare, sappiamo sbagliare.

Ma sappiamo ascoltare? E ascoltare il silenzio, come ci suggerisce il poeta e critico letterario Arturo Graz vissuto tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 “Fa silenzio intorno a te, se vuoi udir cantare l'anima tua”?

Non voglio dire con questo che siamo da buttare, ma che possiamo e dobbiamo risalire la china per arrivare a fare nostre le parole del celebre poeta tedesco Friedrich Schiller “La libertà esiste solo nei sogni, e la bellezza fiorisce solo nel canto”.

La Grande Bellezza del titolo, appunto.

Voglio concludere scrivendo di seguito il testo di una poesia che é tra le mie preferite. L'autore di chiama Nazim Hikmet ( 1901-1963) poeta turco.

Racconta di alcuni muratori che costruiscono una casa.... quei muratori potremmo essere noi!

Ne approfitto per inviarvi un caro Augurio  per Natale e il Nuovo Anno!

 

 NEL SANGUE E NEL SUDORE

 

I muratori cantano

cantando sembra più facile.

Ma tirar su un edificio

non é cantare una canzone,

é una faccenda molto più seria.

 

Il cuore dei muratori

é come una piazza in festa,

c'è un vocìo, canzoni e risa.

Ma un cantiere non é una piazza in festa:

c'è polvere e terra, fango e neve.

Spesso le mani sanguinano,

il pane non sempre é fresco,

al posto del tè c'è l'acqua,

qualche volta manca lo zucchero,

non tutti qui sono eroi

e gli amici non sempre sono fedeli.

 

Tirar su un edificio

non é cantare una canzone.

Ma i muratori sono gente cocciuta.

E l'edificio vien su, vien su,

sempre più in alto

e più in alto si arrampica.

 

Alla finestra del primo piano

stanno già vasi di fiori,

e sopra il tetto del garage

gli uccelli sulle ali portano il sole.

In ogni trave c'è un battito di cuore,

in ogni pietra.

E l'edificio vien su, vien su,

magnifico, cresce

nel sangue e nel sudore.