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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Maggio 2019 - Anno 21 - N. 2 (80)

 

Perché io sto nel coro Marmolada

di Mauro Fucito

 

Salve, ho iniziato questo mio “viaggio” nel gennaio del 1997 per puro caso. Fiorella, mia moglie, mi aveva convinto ad andare ad ascoltare un concerto di “canti di montagna” al Tarù e, ovviamente, ci portammo anche nostra figlia Valentina di nove anni.

Per me era la prima volta che ascoltavo quel gruppo di una trentina di uomini schierati con ordine davanti a noi e mi sorpresero, quelle voci, quelle “cante”, quelle parole; mi entravano dentro, mi inondavano di sentimenti e, come un automa, muovevo impercettibilmente le labbra perché provavo il forte desiderio di cantare anch’io, di far parte di tutto quello.

A fine concerto il presentatore invitò i “maschietti” del pubblico ad andare ad assistere alle prove del coro ed eventualmente ad unirsi al gruppo e Fiorella, attenta al mio comportamento durante il concerto, mi spinse a provare.

Da quel giorno iniziò un’avventura che mai mi sarei aspettato, non di solo bel canto ma di splendide esperienze umane che altrimenti difficilmente avrei potuto fare e di questo sarò sempre grato al coro Marmolada.

Magari voi vi chiederete che esperienze umane si potranno mai fare cantando in un coro, eppure è così, come quando fummo invitati a Latina dal coro ANA e abbiamo conosciuto un gruppo di persone squisite, che ci hanno accolto come vecchi amici e trattati come tali al punto di commuoversi quando siamo partiti, o quando andammo in Sardegna invitati dal coro Bachis Sulis di Aritzo con il quale si instaurò quasi un rapporto fraterno, ci portarono nelle loro case, dalle loro famiglie, ci rimpinzarono di maialino, dolcetti e canonau al punto di rispedirci a Venezia con una marea di dolcetti fatti appositamente per noi dalle loro mogli e con litri di vino.

Cosa dire delle tournée in Brasile (e non posso parlare di quella in Argentina fatta prima del mio arrivo), favolose, non ho mai conosciuto tanti oriundi italiani e brasiliani così gentili, affettuosi nei nostri confronti ma soprattutto felici all’inverosimile di avere li tutto per loro un pezzetto di quell’Italia che tanto amavano ma che mai avevano visto.

Nel 2006 siamo andati a Santa Maria, città universitaria nello Stato del Rio Grande do Sul nel sud del Paese, ospiti nelle case di famiglie di origine vicentina, trevigiana, bellunese, friulana, ecc. alcune in Brasile da cinque generazioni, dal 1872, mai avuto l’occasione di venire a visitare il loro Paese di origine ma assolutamente felici di poter ospitare nella loro casa, anche se molto modesta, e ti offrivano con il cuore in mano la cameretta del figlio che era andato a dormire da un amico, un  “compaesano” un veneto appena arrivato dall’Italia.

Molti parlano bene l’italiano e questo ci ha piacevolmente sorpreso, ma poi abbiamo scoperto che hanno delle scuole, private e fondate dalle associazioni di italo-brasiliani, di lingua italiana e vi sono iscritti molti bambini perché vogliono imparare la lingua dei bisnonni.

Ancora oggi molti di noi coristi del Marmolada siamo in contatto con queste famiglie, con questi amici e alcuni, tra cui il sottoscritto, hanno avuto la fortuna di ricambiare l’ospitalità (come è stato fatto con grande gioia di tutti con i cori di Latina e di Aritzo).

Nel 2009 siamo andati a Criciuma, Stato di Santa Catarina, invitati per un festival internazionale di canto popolare, altra splendida esperienza dal punto di vista musicale ed umano con altre famiglie anche di origine tedesca ma innamorati dell’Italia e degli italiani, ma soprattutto un incontro, che porterò nel cuore per il resto dei miei giorni, con Padre Vincenzo Lumetta e i bambini del Bairro da Juventude, una struttura fondata e gestita da missionari Rogazionisti italiani che accoglie 1400 bambini e bambine dai tre mesi di età ai 18 anni, "meninos de rua" (bambini di strada) accudendoli, curandoli, sfamandoli e insegnando un lavoro che poi permetta loro di creare una famiglia.

Il coro di bambini formatosi in questa struttura, Vozes de esperança, posso dire con orgoglio che è nato grazie anche al coro Marmolada; in questa occasione molti di noi hanno potuto anche fare delle adozioni a distanza (in questo caso direi "distanza ravvicinata").

Il coro di piccoli brasiliani è venuto poi a trovarci a Venezia in occasione di una tournée in tutta Italia, quattro giorni eccezionali che ovviamente ho voluto assaporate momento per momento prendendomi ferie e accompagnandoli, assieme ad altri amici coristi, in giro per Venezia.

Stessa cosa con un’altra struttura simile a Peruibe, vicino a San Paolo, “Colonia Venezia” fondata nel 1986 da Padre Giorgio Callegari, un domenicano veneziano, e oggi diretta dall’amico Padre Mariano Foralosso, un bel posto curato e dedicato all’aiuto e alla formazione dei giovani che altrimenti sarebbero degli sbandati senza uno scopo.

Di questa realtà il coro Marmolada, in collaborazione con gli “Amici della Colonia Venezia” di Venezia, è testimonial e dedica a loro alcuni concerti in prossimità del Santo Natale, cercando di contribuire al finanziamento delle loro attività.

Queste sono tutte cose che ho toccato con mano e vissuto in prima persona solamente grazie al coro Marmolada, e molte altre potrei raccontarvene.

Avreste mai pensato che semplicemente entrando a far parte di una coro per la gioia e il gusto di cantare, si potessero vivere certe esperienze…che possono anche cambiarti (almeno in parte) la vita?