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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Maggio 2019 - Anno 21 - N. 2 (80)

 

Canti di partenza

di Sergio Piovesan

 Nel corso dei secoli gli uomini, che sempre si sono mossi, per mare e per terra, vuoi come mercanti, ma anche come pellegrini, migranti e guerrieri, hanno spesso espresso i sentimenti di queste peregrinazioni e dei relativi addii e speranze in poesie e canzoni.

Si dice che "partire e un po' morire" perché chi lasciava (e lascia ancor oggi) la patria, la famiglia, gli amori e gli amici, in definitiva le proprie radici, non sapeva se e quando sarebbe ritornato, ma in lui restava sempre la speranza di ritornare a casa.

Storie e sentimenti che troviamo  in moltissimi canti di tutti i popoli e, per quanto riguarda le nostre regioni, troviamo un ricchissimo patrimonio di testi e musiche.

Ogni regione, soprattutto relativamente al fenomeno migrazione, ha i suoi brani, e quindi, senza fare d'ogni erba un fascio, mi limiterò in queste righe a trattare solo di alcuni brani relativi alla gente della mia città, Venezia.

 

"Partenza amara" (vedi testo in nota) ([1]) (già il titolo esprime il pensiero di chi va via) è un canto che nasce a cavallo  fra il XVII e il XIX secolo nelle terre venete appena sottomesse (dopo oltre mille anni di indipendenza, almeno per la città di Venezia) dagli eserciti napoleonici.  La popolazione, dopo i primi entusiasmi da parte di alcuni a seguito di "liberté, fraternité, egalité",  in una città umiliata e impoverita vede  le partenze, soprattutto di giovani, sia per esilio volontario sia per ragioni economiche. Uno dei "lavori" che il conquistatore offriva era l'arruolamento nelle file dei propri eserciti che per una decina di anni portarono la guerra in diversi paesi europei. Ed allora la partenza diventava veramente triste e chi partiva lasciava tutto sperando solo nel ritorno e di poter ritrovare la "sua Maria", il suo amore che saluta "... su la riva del mar".

Il canto può essere ascoltato nell'interpretazione del "Marmolada" a questo link: https://www.coromarmolada.it/ASCOLTA-VEDI/PartenzaAmara.htm

 

Di altro genere la breve "villota" veneziana "So sta a raméngo come el bagatìn"(vedi testo in nota) ([2]) che nasce nei periodi dell'egemonia commerciale veneziana con le navi che percorrevano il Mediterraneo, soprattutto quello orientale e quindi Grecia, Turchia, Siria ed Egitto. Chi allora si metteva per mare   poteva stare assente mesi ed anche anni, in quanto andava ramingo (in veneziano "raméngo") da un paese all'altro, proprio come il "bagatìn". una moneta spicciola che passava velocemente da una mano all'altra.  ([3])   

La melodia di questo canto è stata raccolta e registrata dal sottoscritto dalla voce della signorina Ines Battain e trascritta da Enzo Fantini già corista degli anni '50 del Coro Marmolada ed è stata pubblicata nel volume "Sia benedéte le ricamadóre" a stampa (2015) e "on line" (maggio 2019) (vai al link   https://www.coromarmolada.it/SiaBenedeteOnLine/SBLROL0.htm ).

 

In un ponderoso libro, "I canti del mare" ([4]) ho trovato un testo di un antico canto veneziano di partenza, di quando la Repubblica Serenissima armava galee per combattere i turchi onde mantenere la priorità nel commercio, l'attività principale  che rese prospera la città per parecchi secoli.

Il titolo lo prende dall'incipit del canto stesso "Adio, bela Venezia, adio laguna" e che si riferisca a quel periodo storico lo si deduce dal testo ( [5])  ; " ... mi vago a misurarme co la luna, / vago a farghe paura a le sultane. " dove "la luna", o meglio la "mezzaluna", è il simbolo dell'impero ottomano ed anche il lemma "sultane" conduce  a questo riferimento.

Nella seconda strofa il soldato si sente sicuro di tornare  "... a sti porti, a ste rive, a ste cavane ([6]) ..." e di ritrovare l'innamorata.

Nel libro, che contiene oltre cinquecento canti, solo di alcuni esiste la linea melodica e "Adio, bela Venezia, adio laguna",  purtroppo,  non è fra questi ed allora, essendo il testo di mio gradimento, ho recuperato una melodia anonima e l'ho adattata al testo stesso (vedi immagine a fianco)  (per ascoltare linea melodica vedi links in nota) ([7]). Se poi qualche musicista vorrà armonizzarla, ben venga!

 

 

[1] Il canto fa parte del repertorio del Coro Marmolada e, come sottotitolo, ha l'incipit del canto stesso: "Vustu vegnir co mi".

 

Vustu vegnir co mi, bela ragassa?

te menarò su la riva del mare.

Te menarò par mar, e anca par tera!

Vustu vegnir co' mi a far la guera?

Trai, Nineta cara,

partenza amara che abiam da fare!

Chi và a la guera spera ritornare!

Za che dovem partir, partir bisogna,

dove comandarà 'l nostro Sovrano.

Chi ciaparà la rotta per Bologna

ovverosia di Francia o di Milano.

Trai, Nineta cara, ...

Me racomando a vù, cari fradei

de tegnir cura de la nostra Maria.

Verà quel zorno che se rivedremo

co' pase e co' amor se godaremo.

Trai, Nineta cara, ...

Vustu vegnir co' mi, bela ragassa?

Su la riva del mar.

  

[2] So' sta a raméngo come el bagatìn,

in Albania, in Dalmazia e po in Morea,

ma m'ho fermà in tel primo mio confin,

sóto dei to balconi anima béła.

... soto dei to' balconi a Sant'Andrea.)

 

[3] "el bagatìn", una moneta spicciola dei tempi della Repubblica Serenissima, la dodicesima parte del "soldo" che era la ventesima parte della "lira veneta".

[4] di "A.Virgilio Savona -Michele L.Straniero" Ed. Mursia, 1980.

 

[5] Adio, bela Venezia, adio laguna

adio care putele veneziane,

mi vago a misurarme co la luna,

vago a farghe paura a le sultane.

 

Ma tornarò onorato e in gran fortuna

a sti porti, a ste rive, a ste cavane

e a dirve ancora: «Tornarò putele,

ve voi più ben, se’ deventae più bele! ».

[6]  cavana , ricovero coperto per imbarcazioni tipico della città di Venezia