Torna alla pagina principale di Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Maggio 2019 - Anno 21 - N. 2 (80)

Storia di un capretto che diventò un topolino e altre storie

di Alessandro Zanon  

 

Il canto e la musica vanno oltre i confini regionali, nazionali, internazionali; entrano in diverse etnie e diverse e culture socio politico religiose e se ne escono intersecandosi con altre culture.

Il risultato di tutto ciò è un arricchimento profondo nel campo musicale ma anche e soprattutto un arricchimento del cuore.

In un mio precedente articolo avevo ricordato il celebre canone “Fra Martino campanaro” e le sue diverse variazioni, una delle quali, ricordate, addirittura tra gli indiani pellerossa.

Esistono dei canti e delle filastrocche che pur con melodie diverse, ricalcano gli stessi temi. 

Un esempio molto bello di questo sono i cosiddetti “Canti Alfabetici”, canti cioè in cui ogni strofa inizia con una lettera dell'alfabeto.

Pensati forse per insegnare l'alfabeto ai bambini questi canti si sono caricati di significati, di parole, di sogni. 

Uno dei più celebri è "Bi a ba, bi a bi be bi a bi bi a bo ecc.", diventato anche sigla di una serie di cartoni animati.

La tradizione britannica ne ha moltissimi che narrano, a seconda delle zone di provenienza, storie di cavalieri, di pastori, di contadini e di re.

Nella Tradizione scout c'è un simpaticissimo canto alfabetico che forse molti conoscono “ … A come Avventura, B come Bravura, C come Canaglia, con me vieni in Questura, D come Diamante, E come Elefante ...” e così via.

 

Altro tipo di canto, che parte da un presupposto numerico invece che alfabetico è il cosiddetto  “Canto Numerativo “ in cui elencando dall' 1 in avanti si inventano delle situazioni particolarmente piacevoli.

Tra  questo genere di canti sicuramente uno famosissimo è “La serie dei numeri” arrangiato da Angelo Branduardi ed inserito all'interno del suo repertorio.

Il brano è tratto da una ballata bretone medioevale “Ar Rannoù”( [1]) (vedi in nota, per vostro divertimento, il testo originale della prima e dell'ultima strofa).

 

Il patrimonio popolare italiano è pieno di canti numerativi. Una buona antologia di essi si trova in quel meraviglioso libretto “I canti popolari italiani” curato da Roberto Leydi, libro quasi introvabile nelle librerie ( forse in qualcuna di libri usati) ma credo si possa ordinare online.

(Un libretto che consiglio a tutti perché è  veramente fatto bene!)

 

Fra i canti numerativi più celebri ve n'è uno che  fa parte del rito del Seder

Haggadah, la cena rituale nella celebrazione della Pasqua ebraica.

Si chiama “Echad mi yodea” (Uno, chi lo sa) oppure, in italiano “Chi sapesse. Chi intendesse”.

Ogni numero della serie serve a ricordare ai bambini ( e non solo) i principi e i fondamenti della fede ebraica.

UNO è il Signore

DUE le Tavole del Patto ( I 10 comandamenti)

TRE i padri di Israele (Abramo, Isacco, Giacobbe)

QUATTRO le madri di Israele (Sara, Rebecca, Lia e Rachele)

CINQUE i libri della Torah (il Pentateuco)

e così via

 

Questi canto è passato anche all'interno del mondo cristiano cattolico e si è trasformato...in un canto natalizio... che credo conosciamo tutti

 

UNO il bambino nella culla

DUE l'asino e il bue

TRE i tre santi Re Magi

QUATTRO Evangelisti

ecc.

 

Sempre all'interno della cena rituale di Pasqua (il Seder ricordato più sopra) si canta una filastrocca che ricorda ai bambini come il Signore Dio sia  su tutte le cose.

Si chiama e le sue prime parole in ebraico dicono “...Chad gadyah Chad gadyah duvan abà bitre zusei”

Un capretto, un capretto che papà   comprò con due soldini” e ricorda la tradizione di immolare un capretto ( o un agnello) per famiglia  al tempio di Gerusalemme nel periodo pasquale.

 

IL canto prosegue raccontando di un gatto che si mangia il capretto, ma poi viene morso da un cane, il quale è picchiato da un bastone, bruciato dal  fuoco, spento dall'acqua. L'acqua è bevuta dal toro, ucciso dal macellaio. Ma infine il Signore arriva e tutto ricomincia

 

La versione degli ebrei yemeniti (quelli cioè nella parte meridionale della penisola arabica è piaciuto così tanto a Branduardi che ne ha creato una dolcissima e famosa versione, dove il gatto invece di mangiarsi il capretto, mangia più normalmente  un topolino.

Nasce così “Alla Fiera dell'est”, che oltre ad essere una simpatica filastrocca vuole ricordare in qualche maniera la storia del popolo ebraico e le sue varie persecuzioni ( Il Padre sarebbe Dio, i due soldini la Creazione (Il cielo e la terra), il capretto è Abramo, sino alla deportazione in Egitto, la deportazione in Babilonia, la dominazione romana.  Alla fine “Infine fu il Signore...” pare che la storia cominci da capo, come è tipico di questo genere di filastrocche, “Senza capo ne' coda”.

 

Conoscere il canto e le sue evoluzioni  aiuta ad aprire l'orizzonte.

Mi auguro di avervi fatto  aprire il vostro e chissà... di sognare un po'!

 


[1] AR RANNOU'

An Drouiz
Daik, mab gwenn Drouiz, ore
Daik, petra fell dit-te ?
Petra ganin-me dit-te ?

Ar Bugel
- Kan din eus a ur rann
Ken a oufen bremañ

An Drouiz
- Hep rann ar red hepken
Ankou, tad an anken
Netra kent, netra ken
Daik, mab gwenn Drouiz, ore
Daik, petra fell dit-te ?
Petra ganin-me dit-te ?
[…]

An Drouiz
- Daouzek miz, daouzek arouez,
An diwezhañ-andivezh
Saezher, hellink flimm e saezh,
Daouzek arouez en em zrailh
Ar Vuoc'h gen, ar Vuoc'h zu-bailh,
O tonet eus Koad-ispailh
Flemm ar saezh en he c'herc'henn
He gwad o redek oc'hpenn
O vlejal-hi, sonn he fenn
Korn o son boud, tan ha taran,
Glav hag avel, taran ha tan !
Tra ken mui-ken ; tra na rann !
Unnek beleg houarneset
Hag o rochedoù gwadek
Dek lestr tud gin a welet
Nav dornig gwenn war daol leur
E koroll, nav c'horrigan..
Gwiz hag he nav forc'hell all
O turc'hial, o soroc'hal
Eizh avel o c'hwibannat
Eizh ounner wenn-kann-eon
Seizh heol ha seizh loar
C'hwec'h mabig graet e koar
Pemp gouriz an douar
Pevar maen higoliñ
Tri rann er bed-mañ a vez
Teir rouantelezh Varzhin
Daou ejen dioc'h ur gibi
Hep rann ar red hepken
Ankou, tad an Anken
Netra kent, netra ken