Torna alla pagina principale di Marmoléda

MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Febbraio 2022 - Anno 24 - N.1 (88)

 

 

 

INTERFERENZE ….

di Paolo Pietrobon

 

Succede, nell’attuale convivenza di suoni e immagini che s’accavallano sui quotidiani impegni del nostro vivere e pensare, che uno di quei richiami, una parola, un nome, una cadenza musicale, un volto, interferisca con l’ abituale immersione nella realtà, lavorativa o relazionale, o infine culturale, quale può essere, casualmente, la semplice lettura di un libro.

Ciò che è capitato a me, pochi giorni or sono, al comparire sullo schermo del mio PC, reparto corrispondenza, di un testo di poesie popolari venete, non il primo, inviatomi dall’instancabile Sergio Piovesan per suggerirmi di ‘ metter lingua ’ a proposito della sua imminente pubblicazione nel nostro notiziario corale. “Canti popolari dell’area veneziana e dintorni”, il titolo.

Accattivante davvero la copertina, splendida riproduzione di un quadro sulla Venezia di un tempo, forse primo novecento, se non più in là, tanto che ho tentato di salvarla tra le immagini, senza riuscirci, per il momento. Se non che – eccolo l’imprevisto – proprio in questi giorni finivo di leggere il nuovo saggio di Giovanni Sbordone, “ Echi lontani della rivoluzione “,  edito 2021 per Cierre Edizioni (1), nel quale sono ricostruite le origini del Partito Comunista a Venezia, del biennio rosso insomma, 1919-1921, con la scissione dal vecchio Partito Socialista Italiano del nuovo virgulto di sinistra radicale.

Eccolo l’ intruso! Proprio mentre intravedevo la conclusione della mia lettura, là dove Sbordone racconta dell’incontro, finita la guerra, di un gruppo di “sopravvissuti“, l’occhio casca su un passaggio per me evocativo: “ Una sera l’osteria degli Spina ospita una rimpatriata di vecchi compagni: presenti, oltre a tutti gli Spina, Borin, Brustolon, Giobatta Gianquinto ( Sindaco dal 1946 al 1951 e poi parlamentare, N.d.R. ) e altri protagonisti della Resistenza comunista. Si parla “di molte cose e degli anni della giovinezza”, dei fascisti e delle persecuzioni passate: quindi Manlio Dazzi – il direttore della Querini Stampalia, poeta e intellettuale antifascista – prese animo e alzando il bicchiere affermò che, dopo tutto quanto era successo in quegli anni della paura e del coraggio, era tempo di cambiare l’insegna della vecchia osteria, proponendo il nome che ancora oggi si legge: “ Cantinone Storico “.

Ebbene, se non mi sorprende ritrovare il nome del sindaco Gianquinto, molto mi meraviglia, per le cose fatte e scritte per il Notiziario del Marmolada, il nome di Manlio Dazzi. Infatti alla sua raccolta “ Il fiore della lirica veneziana “ ero ricorso quando si era trattato di rileggere e commentare alcuni testi dei Canti da battello e di altre canzonette popolari veneziane che, su proposta di Sergio, il Notiziario da tempo ricerca, studia e ripropone. Una raccolta poderosa e onnicomprensiva questa del Dazzi, sei densi volumi se ricordo bene, frutto di un grande amore dello studioso per le cose veneziane ma, ben oltre, per un esercizio a tutto campo dell’impegno rigoroso di un raffinato intellettuale.

Per questo ho pensato di riportare agli amici del “Marmolada” e ai lettori che seguono il nostro notiziario una pagina illustrativa della personalità e del lavoro culturale di lui, davvero imponente, pagina agevolmente rintracciabile sul sito della Treccani: mi pare bello verificare il fatto che cose come il canto e la ricerca musicologica di carattere popolare, lungi dal risiedere in nicchie polverose di una “ cultura minore”, appartengono all’ambito illustre della ricerca storico-culturale in sé e per sé (2).

Eccola: “ Manlio Dazzi nacque a Parma il 17 aprile 1881. La sua infanzia e la sua giovinezza furono contrassegnate dai continui spostamenti della famiglia per il lavoro del padre….

Negli anni universitari, a Padova, furono decisivi per la sua formazione gli insegnamenti dei "maestri" della scuola storica, V. Lazzarini, V. Rossi, E. Romagnoli: insegnamenti che si unirono alla sua passione per l'erudizione locale e l'interesse ai patrimoni locali di cultura, che furono alla base dei suoi lavori futuri….

Allo scoppio del primo conflitto mondiale partì volontario; fu ferito e, dopo Caporetto, fatto prigioniero. Dall'esperienza drammatica maturarono le due raccolte poetiche: Prigioniere, Milano 1926, e I Caduti, Milano 1935….

Venne chiamato a Venezia a dirigere la Querini Stampalia, preceduto da un illustre bibliotecario, Arnaldo Segarizzi, che aveva fatto della "biblioteca familiare dei Querini uno strumento vivo per la cultura cittadina"….

Dazzi darà alle stampe, dopo circa trent'anni, “ Il Goldoni e la sua poetica sociale “, Torino 1957, libro complesso e condotto in diverse direzioni  - da una storia recente di Venezia ad una analisi della composizione sociale della città, del panorama vastissimo della sua cultura agli inizi del 1700, con le sue biblioteche e le sue tipografie (secolo glorioso, per quest'ultime, come il '500), gli influssi francesi ed inglesi -  per passare ai rapporti del Goldoni con quest'ambiente e questa cultura, alla cultura dei Goldoni stesso, vastissima nel campo teatrale, "approssimativa e orecchiata"….

A Venezia inizia anche la sua sterminata opera di ricerca di manoscritti e stampe di testi di poesia dialettale letteraria e popolare, che confluiranno nell'immensa antologia storico-critica “ Il fiore della lirica veneziana “, Venezia 1956-1959. Un lavoro che ripercorre tutta una tradizione regionale, la sua cultura, dal ” Lamento della sposa padana ” del '200 fino a Giotti,  Marin,  Meneghetti,  Noventa, con il ricchissimo patrimonio dei canti popolari e dei proverbi. 

A Venezia svolse anche un'importante attività di docente alla facoltà di architettura, nella cattedra di estetica, e diresse dal '31 al '35 la rivista di scienze, lettere ed arti “Ateneo veneto”, dandole un'impronta rinnovatrice; lui stesso vi tenne ininterrottamente una rassegna di poesia, attenta a tutte le voci poetiche contemporanee.  La sua intensa attività di ricercatore e pubblicista venne interrotta dal secondo conflitto mondiale, durante il quale si rifugiò in Svizzera. Solo dopo la Liberazione riprese con la stessa intensità, spingendosi anche nell'attività politica come aderente al partito comunista “.

Note:

1.    Giovanni Sbordone, dal 2020 direttore ‘ Iveser ‘ ( Istituto veneziano per la storia della resistenza e della società contemporanea ), le cui ricerche vertono principalmente sulla storia sociale e politica del Veneto nel primo Novecento. Da ricordare, oltre alla qui citata, “ Nella Repubblica di Santa Margherita. Storie di un campo veneziano nel primo Novecento “, Nuova Dimensione, 2003.

2.    A cura di Leandro Angeletti, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 33  ( 1987 ).