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Marmoléda

MARMOLÉDA - Notiziario dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Aprile 2015 - Anno 17 -n.1 (63)

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Centenario e altre ricorrenze

di Sergio Piovesan

 

Da quello che si ascolta e si legge, tutti i cori, anche il nostro, hanno programmato eventi, concerti ed altro, dedicati al centenario della Grande Guerra, e questo  andrà avanti fino al 2018. Una preparazione mirata ed un repertorio utilizzati più a lungo sono anche comodi, però non si vorrebbe sentire e/o cantare sempre le stesse cose per tre anni.

Perché, allora, non ricordare altri momenti della nostra storia?

Quest'anno, e proprio nel mese di aprile, ricorre il 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale o della Liberazione cosa che, per quanto a mia conoscenza, non verrà ricordata, almeno nell'ambiente corale, come invece lo è l'altra ricorrenza. Quali le cause di questa condotta?

In primo luogo credo che un centenario sia una cifra ben più "tonda" di un settantesimo anniversario e, quindi, forse è più corretto dare maggiore risalto al primo che non al secondo. Un'altra causa la individuo nel fatto che il repertorio di canti che si riferiscono alla prima guerra mondiale è molto più ricco di quello della seconda, repertorio quest'ultimo che, in moltissimi casi, ricalca il precedente. Infine, ma forse ci sono anche altre cause, penso che la prima guerra mondiale sia già entrata nella storia, mentre la seconda sia ancora soggetta  a polemiche "politiche" che sarebbe opportuno superare senza falsi revisionismi storici.

Andando oltre le suddette considerazioni che, per altro, possono essere opinabili, ricordo ora i canti che potrebbero far parte di un ipotetico repertorio per celebrare i settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale.

Senz'altro dovrebbero entrare in repertorio i canti della Resistenza fra i quali il più famoso e conosciuto è, senza ombra di dubbio, "Bella ciao", canto del quale trattai nel numero di Marmoléda del Giugno 2002 in un breve articolo che riporto in nota[1].

Di questo canto esiste una bella armonizzazione per coro maschile di Gianni Malatesta.

Non possiamo dimenticarci di "Compagno fucile" del quale si ricorda l'armonizzazione di Luigi Pigarelli.

Diffuso nell'Appenino Tosco-Emiliano tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, il canto musicalmente si ispira ad un'aria popolare russa cantata dai partigiani sovietici che operarono nelle formazioni italiane. L'autore delle parole è rimasto sconosciuto.[2]

Ricordiamo anche "Pietà l'è morta" di Nuto Revelli [3], che, musicalmente,  ricalca la melodia del più famoso "Sul ponte di Perati", canto a sua volta ispirato ad un altro della Grande Guerra e legato alla campagna bellica che il regime fascista intraprese contro la Grecia.[4]

Non vorrei solo fare un elenco dei canti della Resistenza e, per questo, chi fosse interessato all'argomento potrà trovare materiale ampio ed esauriente a questi due links:

http://www.belardinelli.it/bella_ciao.htm

http://www.anpi.it/suoni-e-lanpi/  

 

Interessante è un canto della resistenza francese che troviamo nella piacevole armonizzazione di Angelo Tieppo dal titolo "Le chant des partisans - Chant de la libèration"; la musica è di Anna Marly ed il testo [5] di Maurice Druon et Joseph Kessel.

Ma la seconda guerra mondiale pur non così ricca di canti come la prima viene ricordata con il già citato "Sul ponte di Perati" e con i brani di Bepi De Marzi, alcuni su testo di Carlo Geminiani, canti che, senz'altro, i nostri lettori conoscono e dei quali cito il trascinante "Joska la rossa", la bellissima melodia di "Le voci di Nicolajewka", il malinconico "L'ultima notte", tutti ispirati alla campagna di Russia, mentre "Il Golico" ci riporta in Grecia dove scorre la Vojussa, il fiume che “… s’è fatto rosso del sangue degli alpini …” .

Per questi ultimi canti vedi in nota. [6]    

            


 

[1] Ultimamente é tornato in auge "O bella ciao", un canto della Resistenza italiana, anzi il canto più famoso di questo periodo della nostra storia. Ritengo, pertanto, valido riportare alcune notizie, storiche ed etnomusicali, che, per mia curiosità, ho attinto da fonti bibliografiche .

Innanzi tutto é bene precisare che, come moltissimi altri canti dei partigiani ma anche di quelli nati durante le due guerre mondiali, trae le sue ascendenze da melodie e da testi popolari precedenti. Sulla nascita della versione partigiana si conosce molto poco e sembra che abbia avuto la sua divulgazione soprattutto nell’Appennino Emiliano. Altre testimonianze indicano una sua conoscenza anche fra i reparti dell’Esercito Italiano di Liberazione aggregato agli alleati durante l’avanzata su Bologna.

Per un certo periodo, dopo la fine della guerra e fino al 1960, rimase in vigore per lo più presso le associazioni partigiane e, soltanto dopo, grazie soprattutto ad una bell’interpretazione di Yves Montand, ebbe una gran diffusione fino ad essere assunta come titolo di uno spettacolo presentato al Festival di Spoleto nel 1964.

Per quanto riguarda la musica, le sue origini vanno ricercate nel ritmo di un gioco infantile che contempla il battito delle mani e che era usato per l’educazione ed il coordinamento dei movimenti dei bimbi. I primi versi "La me nòna l’é vecchierèlla / la me fa ciau / la me dìs ciau / la me fa ciau ciau ciau" hanno un’evidente somiglianza con il ritmo della versione partigiana e l’originale battito delle mani diventa invece una scansione incitativa.

Relativamente al testo, è senza dubbio la canzone narrativa "Fiore di tomba", che ebbe un’ampia diffusione in Italia ed in Europa, ad essere l’ascendenza di "Bella ciao", mentre un canto analogo a "Fiore di tomba", sia nel testo sia nella musica, é stato ritrovato da Luisa Ronchini nel padovano con il titolo di "Rosetina".

Per la musica é stata indicata anche quale ascendenza, vicina e forse diretta, una canzone di risaia, con lo stesso titolo di "Bella ciao", che, invece, da ricerche più accurate da parte di Roberto Leydi, è risultata posteriore agli eventi bellici e se ne conosce anche l’autore delle parole.

 

[2] O fucile, vecchio mio compagno che m'aiuti nel combattimento

 e tu vali molto più d'un regno sei la chiave della libertà.

E tu vali molto più d'un regno sei la chiave della libertà.

Sul cammin dell'onor

combattiamo con ardor

sul cammino dell'onore combattiam

combattiamo con onor.

 

O fucile, tu mi sei d'aiuto dal fascismo l'Italia a liberar

e davvero tu ci sei d'aiuto per ridare a noi la libertà.

E davvero tu ci sei d'aiuto per ridare a noi la libertà.

Sul cammin dell'onor ....

 

O fucile, vecchio compagno della lotta

tu continui nel combattimento

per spezzare quelle catene che vent'anni il popolo legò.

Per spezzare quelle catene che vent'anni il popolo legò.

Sul cammin dell'onor ....

 

[3] Benvenuto "Nuto" Revelli (Cuneo, 21 luglio 1919 – Cuneo, 5 febbraio 2004) è stato uno scrittore, ufficiale e partigiano italiano. Ufficiale effettivo degli Alpini, durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla seconda battaglia difensiva del Don. A partire dal febbraio 1944 prese parte alla Resistenza italiana, guidando le formazioni Giustizia e Libertà nel Cuneese.

 

[4] Lassù sulle montagne bandiera nera:

è morto un partigiano nel far la guerra.

È morto un partigiano nel far la guerra,

un altro italiano va sotto terra.

Laggiù sotto terra trova un alpino,

caduto nella Russia con il Cervino.

Ma prima di morire ha ancor pregato:

che Dio maledica quell'alleato!

Che Dio maledica chi ci ha tradito

lasciandoci sul Don e poi è fuggito.

Tedeschi traditori, l'alpino è morto

ma un altro combattente oggi è risorto.

Combatte il partigiano la sua battaglia:

Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!

Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!

Gridiamo a tutta forza: Pietà l'è morta!

 

[5] Ami, entends-tu

Le vol noir des corbeaux

Sur nos plaines?

Ami, entends-tu

Les cris sourds du pays

Qu'on enchaîne?

Ohé! partisans,

Ouvriers et paysans,

c'est l'alarme!

Ce soir l'ennemi

Connaîtra le prix du sang

et des larmes!

Montez de la mine,

Descendez des collines,

Camarades!

Sortez de la paille

Les fusils, la mitraille,

Les grenades...

Ohé! les tueurs,

A la balle et au couteau,

Tuez vite!

Ohé! saboteur,

Attention à ton fardeau:

Dynamite!

C'est nous qui brisons

les barreaux des prisons

Pour nos frères,

La haine à nos trousses

Et la faim qui nous pousse,

La misère...

Il y a des pays

Ou les gens au creux du lits

Font des rêves;

Ici, nous, vois-tu,

Nous on marche et nous on tue,

Nous, on crève.

Ici, chacun sait

Ce qu'il veut, ce qui'il fait

Quand il passe...

Ami, si tu tombes

Un ami sort de l'ombre

A ta place.

Demain du sang noir

Séchera au grand soleil

Sur les routes.

Sifflez, compagnons,

Dans la nuit la Liberté,

Nous écoute...

 

[6] Articoli su "Joska la rossa", "Le voci di Nikolajewka", "Il Golico" e "Sul ponte di Perati" si trovano a questo link http://www.coromarmolada.it/VIRACCONTO1.htm , mentre si riporta di seguito il testo de "L'ultima notte":

 

Era la notte bianca di Natale

ed era l'ultima notte degli alpini;

silenzioso come frullo d'ale

c’era il fuoco grande nei camini.

 

Nella pianura grande e sconfinata

e lungo il fiume - parea come un lamento –

una nenia triste e desolata

che piangeva sull'alito del vento.

 

Cammina cammina

la casa è lontana

la morte è vicina

e c'è una campana

che suona, che suona:

din don, dan …

che suona, che suona:

din, don, 'dan. '

 

(Recitato)

Mormorando, stremata, centomila

voci stanche di un coro che si perde

fino al cielo, avanzava in lunga fila

la marcia dei fantasmi in grigioverde,

 

Non è il sole che illumina gli stanchi

gigli di neve sulla terra rossa.

Gli alpini vanno come angeli bianchi

e ad ogni passo coprono una fossa.

 

(Cantato)

Tutto ora tace. A illuminar la neve

neppure s'alza l'ombra di una voce

lo zaino è divenuto un peso greve;

ora l'arma s'è mutata in croce.

 

Lungo le piste sporche e insanguinate

son mille e mille croci degli alpini,

cantate piano, non li disturbate,

ora dormono il sonno dei bambini.

Cammina cammina

la guerra è lontana

la casa è vicina

e c'è una campana

che suona, ma piano:

Din, don, dan,..

Che suona, ma plano

Din, don, dann,