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MARMOLÉDA - Periodico dell'Associazione Culturale Coro Marmolada di Venezia

Novembre - Dicembre  2019 - Anno 21 - N. 2-3 (81)

 

 

Luoghi inadatti alla musica corale

 

di Sergio Piovesan

 

Il disappunto e la contrarietà sui luoghi fisici e sociali dove, molto spesso, sono organizzati eventi musico-corali espressi nell'articolo dell'amico Mario De Luca "Un ascolto corale estivo - Congruenze e incongruenze", mi trovano molto d'accordo.

Data la mia anzianità di coro, mi ritornano in mente molti episodi simili nei quali noi del "Marmolada" purtroppo siamo stati partecipi. E rilevo il "purtroppo" perché cantare in certe condizioni, è veramente fastidioso e umiliante per gli esecutori. Le condizioni logistiche, ma non solo, sono i tendoni -dove l'acustica non è delle migliori- magari dove anche vengono consumate "costesine e luganeghe"; aggiungo poi luoghi aperti in genere ma, ancor peggio, dove arrivano, più o meno vicini, rumori vari.

Anche quelli che ho definito all'inizio di queste righe come "luoghi sociali", cioè ambienti dove il pubblico si trova lì perché in precedenza ha partecipato ad altro evento di qualsiasi tipo (convegni, assemblee o altro di simile), e che, in parte, non è interessato al canto corale, non sono i migliori dove poter cantare con soddisfazione degli esecutori e di chi vorrebbe ascoltare. Proprio in occasioni come l'ultima descritta sono intervenuto, avendo il possesso del microfono per le presentazioni dei canti in programma, invitando chi non volesse ascoltare la nostra musica a uscire nei momenti degli applausi e delle presentazioni del sottoscritto e non durante l'esecuzione dei canti.

Alcune volte c'è capitato di essere invitati per un concerto in locali dove il pubblico era attorno ai diversi tavoli dove potevano essere servite consumazioni di vario tipo.  Sapendolo prima abbiamo sempre posto le nostre condizioni: nessun servizio ai tavoli, neppure la raccolta delle ordinazioni, durante il concerto.  Però, non sempre, si conoscono in anticipo gli ambienti.

Tutte queste negatività potrebbero essere annullate soprattutto con una maggiore sensibilità da parte degli organizzatori e da una non acquiescenza da parte del coro nella persona del suo direttore.

Fra i vari episodi del genere dei quali siamo stati partecipi in qualità di esecutori, ricordo uno dei primi di molti anni fa, il 20 settembre nel 1970.

Il luogo era il sagrato della chiesa di Noventa di Piave, all'aperto quindi, ma con portico d'ingresso alle spalle che avrebbe aiutato nell'acustica. Il problema aggiuntivo e negativo erano le giostre che si trovavano nella grande piazza. Ci assicurarono che durante il concerto non avrebbe funzionato la diffusione di musica varia dai diffusori dei diversi divertimenti.  Iniziammo il concerto, ma, oltre alle nostre voci c'era un sottofondo di rumori degli autoscontri, con l'aggiunta dei vari annunci fra cui il classico "... prossimo giro sempre più veloce... "! Finito il primo canto il maestro Lucio si rivolse agli organizzatori che si trovavano in prima fila (sindaco e parroco) informando che in quelle condizioni non potevamo proseguire. Passato un primo momento d'imbarazzo, il parroco ci propose dieci minuti di sosta per adeguare la chiesa (ritiro del "Santissimo") e il concerto avrebbe proseguito all'interno. Questa fu la prima volta che in una chiesa eseguimmo un repertorio di  canti popolari e di montagna che in precedenza non avevamo eseguito mai in un luogo sacro dove, invece, avevamo partecipato solo ad interventi durante le funzioni liturgiche.

La reazione dei coristi fu positiva ed eseguimmo un concerto dove il maestro ed il coro dettero il meglio!