La sera del 7 dicembre 1949 quindici emozionati giovani salivano sul
piccolo palco del Teatro del Ridotto di Venezia per iniziare la carriera
artistica del Coro Marmolada.
E così festeggiamo i settant’anni di attività.
Io sono entrato in coro come allievo quarant’anni fa. E appartengo
perciò agli anziani. E anziano vuol dire tanti ricordi. Alcuni
indimenticabili.Tranquilli: non ne farò l’elenco.
Non si poteva perdere occasione trovandosi in montagna di andar ad
ascoltare un concerto di uno dei Cori locali della valle dove ormai
passo le mie vacanze da 30 anni..... , sarà il senso di appartenenza ad
una generazione che ama il canto corale e il senso civico nel voler
aiutare chi "lavora" per la salvaguardia di un patrimonio culturale
insito nel nostro DNA.
Il disappunto e la contrarietà
sui luoghi fisici e sociali dove, molto spesso, sono organizzati eventi
musico-corali
espressi nell'articolo dell'amico Mario De Luca
"Un
ascolto corale estivo - Congruenze e incongruenze",
mi trovano molto d'accordo.
Poeti e musicisti hanno un dono provvidenziale: possono regalare
all’esperienza degli umani il tocco estetico e affettivo che solo può
venire da un’anima creativa e da un orizzonte esterno alle tensioni e
alle vicissitudini della comune quotidianità. E lo sanno dare
disinteressatamente, per la comune condivisione di ciò che è bello e
buono, ma anche drammatico, con gli altri. Per questo lambiscono
l’universale.
Nel nostro giornale “Marmoléda” esiste una bella ed interessante
rubrica, curata principalmente dall'amico Sergio, “Vi racconto un
canto”.
Tra i canti raccontati ve ne sono due legati ad un unico doloroso
episodio legato alla disfatta degli Alpini della divisione “Julia”
presso il monte Golico al confine tra Albania e Grecia “Sul ponte di
Perati” e la dolcissima “Il Golico” di Bepi de Marzi.